Una ricostruzione artistica di Hallucigenia sparsa (Immagine: Stanton F. Fink via Wikimedia Commons)
L'animale, vissuto 500 milioni di anni fa nei mari del Cambriano e lungo pochi centimetri, era talmente strano che per un certo periodo si è anche pensato che non fosse possibile collegarlo a nessuno degli animali attuali. Come altri suoi strani colleghi, è stato sistemato nel gruppo informale dei lobopodi, che comprende molti animali dal corpo segmentato e dotati di zampe che non si è riusciti a classificare tra gli artropodi.
Ma questa estate un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Nature, sembra invece aver confermato una delle ipotesi avanzate sulla sua parentela evolutiva. La chiave, secondo i paleontologi Martin R. Smith e Javier Ortega-Hernandez (Università di Cambridge, Regno Unito), sta nella struttura delle spine e degli artigli posizionati sulle zampe, che sono stratificati in maniera molto particolare.
In bianco e nero gli artigli di Hallucigenia, a colori quelli degli Onicofori.
Questa caratteristica è oggi esclusiva degli Onicofori, un piccolo phylum (circa 180 specie in tutto) a diffusione prevalentemente tropicale, chiamati volgarmente "vermi di velluto". Pur non possedendo le spine di Hallucigenia, i loro artigli sono inconfondibili, e secondo le analisi dei ricercatori la somiglianza con l'allucinante fossile del Cambriano indica che quest'ultimo era in effetti un lontano parente dei vermi di velluto.
Allo stesso modo, le analisi dei ricercatori hanno avvicinato altri lobopodi a gruppi del tutto diversi, come gli artropodi o i tartigradi, quindi, nelle parole dell'autore Martin Smith: «Non dobbiamo più pensare ad Hallucigenia e ad altri lobopodi come a delle stravaganze dell'evoluzione. Rappresentano invece dei rami bassi dell'albero della vita, e ci forniscono una eccezionale prospettiva per comprendere le origini della moderna diversità animale. Dopotutto, senza i fossili, chi avrebbe mai pensato che gli adorabili vermi di velluto si fossero evoluti da un progenitore mostruoso come Hallucigenia?»
In apertura, una ricostruzione artistica di Hallucigenia. Immagine Elyssa Rider