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Ricerca italiana: il futuro è rosa?

Premiate a Milano le 38 migliori ricercatrici che eccellono nel mondo della ricerca biomedica a livello internazionale.
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Il 25 maggio scorso sono state premiate le 38 scienziate italiane con il più elevato H-index nel campo della ricerca biomedica. La cerimonia di premiazione si è svolta a Milano e ha segnato la nascita ufficiale di "Top Italian Women Scientists 2016", il club delle migliori ricercatrici italiane promosso da Onda, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna. Oltre a dare risalto alle numerose eccellenze femminili in ambito scientifico, l’obiettivo dell’iniziativa è quello di avvicinare le giovani al mondo della ricerca fornendo un punto di vista nuovo, che vada al di là degli stereotipi.
 

I numeri della ricerca italiana

Quando si pensa ai grandi nomi della scienza italiana al femminile, il riferimento immediato è a personaggi di spicco come Rita Levi Montalcini o Margherita Hack. Eppure «è importante che le nuove generazioni imparino a riconoscere e apprezzare il lavoro quotidiano della ricerca», come ha sottolineato Sara Valmaggi, Vice Presidente Consiglio Regionale della Regione Lombardia. Un lavoro che richiede passione e un impegno continuo e che molto spesso le vede impegnate proprio nell’ambito della ricerca di base, quella di “frontiera”. Ma nonostante il notevole impegno che le donne riversano nella ricerca scientifica, i dati nazionali hanno fatto emergere anche nel 2015 importanti disparità di genere. Come ha sottolineato Francesca Merzagora, Presidente di Onda, «in Italia la presenza femminile nella ricerca, in particolare in posizioni di rilievo e nelle sedi decisionali, è ancora bassa». Nonostante a inizio carriera le percentuali di ricercatori siano equamente distribuite tra i generi (48% donne e 52% uomini), questi valori divergono rapidamente. Con il progredire della carriera, solo il 24% dei posti da ricercatore è ricoperto da donne e le retribuzioni delle ricercatrici italiane sono tra le più basse in Europa. Per non parlare delle posizioni apicali, dove il divario si fa ancora più drastico: in Italia solo il 17% degli incarichi di direttore di un Istituto di ricerca o di un Dipartimento universitario è affidato a una donna. Questo si traduce nell’amara constatazione che - per quanto il loro contributo sia fondamentale nella produzione di dati e di studi di alto livello - per molte ricercatrici è ancora difficile avere peso nelle sedi in cui si decide il destino della ricerca.
 

Top Italian Women Scientists 2016: le scienziate italiane che il mondo ci invidia

L’iniziativa di Onda nasce quindi dalla volontà di mettere in luce gli eccellenti traguardi di molte donne che, anche se non tutte note al grande pubblico, contribuiscono alla ricerca italiana con la loro dedizione e il loro lavoro. Il gruppo riunisce 38 eccellenze femminili attive nella ricerca biomedica e che sono in cima alla classifica dei Top Italian Scientists (TIS), un censimento degli scienziati italiani di maggior impatto in tutto il mondo, calcolato sulla base del valore di H-index della produttività scientifica. Questo indicatore si basa sul numero di citazioni per ogni pubblicazione e, pur con qualche limite, mette in risalto in modo trasparente sia la produttività sia l'impatto scientifico del ricercatore, nonché la sua continuità nel tempo. A questo link è possibile vedere la lista completa delle 38 ricercatrici premiate. Adriana Albini, Presidente del Comitato Scientifico di Onda e Direttore del Laboratorio di Biologia Vascolare e Angiogenesi di MultiMedica Milano, guarda con orgoglio al fiorire di questo progetto, alla cui realizzazione lavora da tempo: “É la nascita di una rete di donne ricercatrici in campo biomedico che può diventare di riferimento ai giovani ricercatori e in progetti di comunicazione.” La speranza è che progetti come questo possano innescare un cambio di mentalità e che, facendo emergere le tante eccellenze ancora sconosciute, mettano in luce il potenziale della ricerca scientifica in Italia: come ha ricordato Maria Novella Luciani del Ministero della Salute, «la ricerca non è una spesa, ma un investimento che può restituire molto in termini di innovazione e sviluppo a tutto il Paese». Un obiettivo condiviso anche da altre importanti iniziative che hanno visto la luce negli ultimi anni, come Women for Oncology, l’ERA Specific Challenge per promuovere la Gender equality (H2020) in Europa e, più in generale, il filone della STEM Education, volta a coinvolgere sempre più giovani, di entrambi i sessi, nelle discipline tecnologiche e scientifiche. Immagine banner e box: Pixabay
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