Bridget fotografata nel deserto di Atacama durante i test (immagine: Astrium - E Allouis via ESA)
Per una settimana scienziati e tecnici di diverse istituzioni, università e aziende hanno testato in particolare tre strumenti: CLUPI (CLose-UP Imager), una sofisticata fotocamera che è l'equivalente robotico di una lente di ingrandimento, una fotocamera panoramica della serie Pancam e WISDOM (Water Ice and Subsurface Deposit Observation on Mars), un radar per guardare nel sottosuolo marziano alla ricerca d'acqua.
Non potendo andare su Marte, il deserto di Atacama è una scelta quasi obbligata per gli scienziati: aridissimo, topograficamente e otticamente simile al Pianeta Rosso e con osservatorio pronto a ospitare attrezzature e personale, nel 2012 era già stato scelto per testare un altro prototipo, Seeker. Questa volta però i test sono stati un po' più sofisticati: Bridget non è stato comandato via radio sul posto, ma dalla Satellite Applications Catapult facility ad Harwell, nel Regno Unito. Non proprio da un altro pianeta quindi, ma nemmeno in vista del Cile.
Inoltre, per simulare i dati su cui si basano oggi i veri "autisti marziani" per pilotare i rover, cioè immagini ad alta definizione della superficie riprese dalle sonde, il team di SAFER ha usato un drone per fotografare l'aerea e costruire la mappa del terreno.
Bridget sugli schermi del centro di controllo (immagine: SCISYS - Mark Wood)
I risultati raccolti dagli scienziati, che hanno tenuto pubblicamente traccia dei progressi in un blog, saranno utilizzati nell'ambito della missione Exomars 2018 dell'ESA e, se tutto va come previsto, un successore di Bridget sarà il primo rover europeo a esplorare le sabbie di Marte.