Uno scheletro di Argentinosauro, un gigante di oltre 30 metri di lunghezza pesante fino a 100 tonnellate (Immagine: Wikimedia Commons)
Questi erbivori giganti continuano a sconcertare gli scienziati e molte questioni restano aperte, prima fra tutte la regolazione della temperatura corporea. Secondo un recente studio pubblicato su PLoS ONE, questa non sarebbe aumentata con il peso corporeo. Le stime basate sul tasso massimo di crescita e sul metabolismo basale, che dipende in larga misura proprio dalla temperatura corporea, indicano un valore medio di circa 28 °C (il limite superiore tollerabile per un vertebrato è di 45 °C). Si tratta dunque di una temperatura ben inferiore a quella dei vertebrati endotermi odierni (come uccelli e mammiferi) e in linea con quella dei varani ectotermi.
Questi risultati fanno parte di una più ampia raccolta di studi sul gigantismo dei sauropodi che ha impegnato per più di sei anni un gruppo di paleontologi finanziati dalla Fondazione Tedesca per la Ricerca (DFG). I 14 studi prodotti sono liberamente accessibili su PLoS ONE e affrontano vari aspetti che vanno dall’ecologia, alla morfologia, fino alla fisiologia. Questi contributi cercano di spiegare come hanno fatto i sauropodi a diventare così enormi e perché nessun altro animale terrestre si è anche solo avvicinato alle loro incredibili dimensioni.
Una vertebra di Amphicoelias fragillimus alta 2,6 metri. Si stima che appartenesse a un animale lungo 50 metri e pesante dalle 120 alle 150 tonnellate (Immagine: Wikimedia Commons).
Uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Bonn descrive un nuovo metodo per determinare la densità del tessuto osseo e confronta i dati sui sauropodi con quelli ricavati da grandi mammiferi endotermi. Le somiglianze riscontrate nella struttura ossea e nella densità di certi tessuti non sono sufficienti a concludere che anche questi dinosauri giganti fossero animali endotermi. Altri aspetti funzionali, infatti, come analoghe sollecitazioni portanti, potrebbero aver favorito lo sviluppo di forme convergenti di tessuto osseo.
Un uovo fossile contenente un embrione di titanosauro, in mostra al Museo di Storia Naturale Senckenberg, a Francoforte. L'uovo è stato scoperto nella provincia di Neuquén, Argentina, e ha un diametro di circa 15 centimetri (Immagine: Eva Maria Griebeler)
Un altro articolo esamina la biologia riproduttiva dei sauropodi. In particolare si discute l'ipotesi che un elevato tasso di riproduzione abbia contribuito al gigantismo dei grandi dinosauri. I ricercatori hanno scoperto che il modello riproduttivo della maggior parte dei dinosauri era in realtà simile a quello dei rettili e degli uccelli moderni. Il numero di uova deposte non era particolarmente elevato, e non superava le 200-400 l’anno per un sauropode del peso di 75 tonnellate. Una quantità paragonabile a quella delle grandi tartarughe marine di oggi.
Per gli appassionati, è di pochi giorni fa la notizia della scoperta di una nuova specie di titanosauro nel nord della Cina, Yongjinglong datangi, che appartiene a un nuovo genere.
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