Alle origini dell'epidemia di HIV
Gli anni Ottanta del secolo scorso sono appena iniziati, quando diversi casi di un tumore cutaneo vengono registrati in Nord America, soprattutto in pazienti omosessuali. Si tratta del sarcoma di Kaposi, un tumore in genere molto raro. Perché, all’improvviso, tutti questi casi? Tra i medici, c’è chi inizia a pensare che l’origine della malattia possa essere virale e si cerca di ricostruire la rete che collega i diversi pazienti. Tra questi c’è anche Gaëtan Dugas. L’assistente di volo di Air Canada si mostra da subito desideroso di collaborare allo studio e condivide con i ricercatori i nomi delle molte persone con cui ha avuto relazioni: un contributo fondamentale, che metterà gli scienziati sulle tracce di un virus a trasmissione sessuale. Questo virus, come si scoprirà poi, è l’HIV, la cui devastante diffusione gli varrà il soprannome di "peste del ventesimo secolo". Per questo suo contributo chiave allo studio e per una serie quasi grottesca di fraintendimenti, Dugas viene additato come colui che ha introdotto e diffuso il virus HIV negli Stati Uniti: il paziente zero. Nel libro And the band played on, il giornalista Randy Shilts arriva ad affermare che Dugas abbia intenzionalmente diffuso il virus. Da paziente zero a untore. Gaëtan Dugas è morto il 30 aprile del 1984, ma la macchia sul suo nome è rimasta fino ai nostri giorni. Finché un team internazionale di ricercatori è stato in grado di ricostruire la storia evolutiva del virus HIV in Nord America, dimostrando che Dugas non fu che uno dei tanti pazienti rimasto intrappolato nelle maglie di un’epidemia silenziosa già in circolazione da anni.Una tecnica innovativa per risolvere un "cold case"
Ci sono voluti quattro anni, ma alla fine ce l’hanno fatta. La nuova tecnica, chiamata RNA Jackhammering, consente di studiare il genoma a RNA di virus come l’HIV e di ricostruirne il profilo completo anche a partire da frammenti separati di RNA. Si tratta di un aiuto fondamentale, soprattutto quando, per ricostruire la storia di un’epidemia, è necessario lavorare con campioni ormai datati, in cui il genoma virale è già in parte degradato. Con questa tecnica sono stati analizzati 2000 campioni raccolti alla fine degli anni Settanta (al tempo i prelievi erano stati fatti per condurre test sull’epatite B in uomini omosessuali). Con fatica, i ricercatori sono riusciti a individuare le tracce dell’HIV in questi campioni e a ricostruire il genoma completo di otto virus. Un numero esiguo, ma comunque un ottimo punto di partenza per ricostruire la storia evolutiva dell'HIV, dal momento del suo ingresso negli Stati Uniti fino alla successiva diffusione in tutto il pianeta.Come l'HIV si è diffuso ed evoluto
L’analisi degli otto genomi virali dimostra che, già negli anni Settanta, l'epidemia di HIV-1 era diffusa negli Stati Uniti e presentava una notevole diversità genomica. Per accumulare queste mutazioni, il virus doveva essere in circolazione già da tempo, ben prima che Dugas entrasse in scena. La diversità genomica può anche suggerire che diversi ceppi di HIV siano giunti indipendentemente in momenti diversi, eludendo l'ipotesi di un paziente zero. Lo studio filogenetico dell’evoluzione dell’HIV dimostra inoltre che l'epidemia statunitense ebbe origine da un virus già diffuso nel 1967 nei Caraibi. Da lì il virus sarebbe approdato nel 1971 a New York che, a differenza di quanto ritenuto fino a oggi, sarebbe il focolaio statunitense dell'epidemia. Dalla East Coast, il virus si sarebbe poi diffuso alle altre città degli Stati Uniti, per raggiungere San Francisco nel 1976 e diffondersi poi in Europa, in Australia e Giappone.
La prevalenza dei virus HIV nel mondo nel 2009, dalle zone meno colpite (in verde) a quelle più colpite, primo fra tutti il Sud Africa (in rosso) (Immagine: Wikimedia Commons).