Ben 150 paesi si sono incontrati a Ginevra lo scorso 18 gennaio per decidere con quale metodo dobbiamo continuare a misurare il tempo, se con gli orologi atomici o basandoci sulla rotazione terrestre. Ma all’ultimo minuti (!) gli esperti della International Telecommunication Union (ITU) non sono stati in grado di prendere una decisione unanime.
Si tratta di una storia annosa: sono dieci anni infatti che l’istruttoria tecnica viene portata avanti per decidere se dobbiamo continuare a misurare il tempo basandoci sul moto di rotazione terrestre attorno al suo asse o se dobbiamo affidarci ai più precisi orologi atomici. Se per le unità di misura come metro e kilogrammo, dalla Rivoluzione francese in poi, si è arrivati a un unico sistema internazionale (a questo proposito vedi lo speciale sulla metrologia), non si può dire lo stesso per il tempo.
L’asse di rotazione terrestre è variabile
Oggi il giorno e le ore vengono misurate grazie al tempo di rotazione della Terra sul suo asse. Eppure periodicamente l’asse terrestre subisce delle variazioni, che risultano più importanti in occasione dei terremoti: lo scorso terremoto di Fukushima, per esempio, ha portato una accelerazione nella rotazione di circa 2 milionesimi di secondo. Per ovviare a questo fenomeno, dal 1972 è stato introdotto il leap second, ovvero una convenzione per cui ogni 16 - 18 mesi gli orologi atomici vengono fermati per un secondo per allinearsi con la rotazione terrestre. Questi ultimi sono molto più precisi: deviano di un secondo ogni milione di anni.
Un secondo vale molto
Ci si potrebbe chiedere perché tutto chiasso per un secondo. Molte strumentazioni si basano sulla misurazione del tempo, come per esempio i nostri GPS, che calcolano le differenze tra i tempi segnalati da 4 diversi satelliti per capire dove ci troviamo sulla superficie terrestre: un errore potrebbe portarci fuori strada con l’automobile o mandare fuori rotta una nave. Un altro aspetto da non trascurare, come fa notare questo articolo del Sole24ore, è che in un’epoca di economia globale pochi secondi a cavallo di fine giornata significano «migliaia e migliaia di ordini di compravendita nei computer che regolano ormai le Borse di tutto il mondo».
Braccio di ferro tra Stati
Eppure, nonostante il problema sia evidente a tutti, una decisione non è stata presa. Mentre l’Italia si è schierata con Canada, Giappone, Messico e Francia a favore degli orologi atomici, dall’altra parte Inghilterra, Germania e Cina sostengono il metodo di misurazione attuale. I cinesi temono che un cambiamento potrebbe danneggiare le osservazioni astronomiche, mentre gli inglesi perderebbero il vanto e la supremazia di Greenwich. Come ci ricorda direttore del mensile Le Scienze Marco Cattaneo in questo articolo apparso sul quotidiano Repubblica, infatti, gli inglesi «possono vantare il fatto che il tempo coordinato universale è altrimenti noto come Greenwich Mean Time». La decisione è stata quindi quella di rimandare la questione al 2015, quando a una nuova consultazione verranno invitati altri esperti e altre organizzazioni coinvolte, come quelle marittime e astronomiche.