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Scienziati attapirati

Osservata nelle foreste del Brasile e della Colombia una nuova specie pigmea di tapiri. Una scoperta che arriva con molti anni di ritardo, visto che gli indios conoscevano da sempre questi esemplari, ma gli scienziati non avevano mai creduto ai loro racconti.
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Non è infrequente che la scienza ufficiale “scopra” specie già note da tempo alle popolazioni locali. Il nandù di Darwin, per esempio, era cacciato regolarmente per la carne, ma venne descritto per la prima volta e ricevette il suo nome scientifico solo dopo essere finito nel piatto di Charles Darwin come pranzo di Natale. Oggi vengono continuamente scoperte nuove specie di piccoli animali come insetti, anfibi, rettili o pesci. È raro però che animali delle dimensioni di un maiale riescano ancora a eludere biologi e tassonomisti. Eppure è successo alla nuova specie di tapiro appena descritta sulla rivista Journal of Mammology.
Una coppia di tapiri della nuova specie Tapirus kabomani immortalati da una fototrappola. Il maschio è a destra mentre la femmina, a sinistra, si distingue per la macchia chiara sotto la testa e sul collo (Immagine: Fabrício R. Santos).
Tapirus kabomani è la quinta specie di tapiro scoperta finora (l'ultimo, T. bairdiifu descritto nel 1865), l'unico perissodattilo scoperto negli ultimi 100 anni. Con i suoi 130 cm di lunghezza e 90 cm di altezza al garrese è anche la specie più piccola, tanto che alcuni l’hanno già ribattezzata “tapiro pigmeo”. Delle altre specie note, tre vivono in zone separate dell’America centrale e meridionale e una nel Sud-Est asiatico. Affine al tapiro brasiliano (Tapirus terrestris), che raggiunge i 320 chilogrammi, il kabomani pesa in media appena 110 chilogrammi, ha zampe in proporzione più corte, un mantello più scuro, una cresta meno prominente e un cranio morfologicamente diverso. Il suo habitat sono le praterie e le foreste dell’Amazzonia sudoccidentale, in Brasile e Colombia, e l'areale si sovrappone parzialmente a quello di Tapirus terrestris, con cui è stato a lungo confuso. Indagini genetiche hanno invece rivelato che la separazione di queste due specie è avvenuta circa 300 000 anni fa, probabilmente in seguito alla frammentazione delle foreste dovuta alla siccità del Pleistocene.
Un esemplare di Tapirus kabomani (Immagine: zwakia.blogspot.com)
Il nome scientifico deriva da arabo kabomani con cui gli Indios Paumarì chiamano i tapiri. Un riconoscimento doveroso, visto che le popolazioni indigene sostenevano da tempo l’esistenza di un tipo diverso di tapiro. La comunità scientifica, tuttavia, giudicò queste indicazioni prive di fondamento, pensando che si trattasse di semplici variazioni del già noto T. terrestris. Fatto ancora più singolare, la nuova specie non fu riconosciuta nemmeno dopo che Theodore Roosevelt, accanito cacciatore, riuscì a ucciderne nel 1912 un esemplare che ancora oggi è esposto all'American Museum of Natural History di New York. Per rimediare alla disattenzione, degna davvero di un tapiro d'oro, i biologi adesso mettono le mani avanti e ipotizzano che all'interno di ciò che chiamiamo Tapirus terrestris possa nascondersi anche un’altra specie, soprattutto tra gli esemplari dell’Ecuador e del Perù settentrionale. Forse una consulenza scientifica presso gli indios locali potrebbe essere illuminante.   immagine in alto: Fabricio R. Santos
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