Per la prima volta è stato completato il sequenziamento del genoma del gorilla ed è stato possibile fare un paragone tra i geni umani e quelli delle altre tre grandi scimmie antropomorfe: scimpanzé, gorilla e oranghi.
Il sequenziamento è stato portato a termine da Aylwyn Scally, Chris Tyler-Smith e Richard Durbin del Wellcome Trust Sanger Institute. Lo studio pubblicato su Nature si è concentrato soprattutto sul genoma di Kamilah, un gorilla femmina della specie occidentale, dal confronto con quello umano, per capire similitudini ma anche in quale momento evolutivo ci siamo distaccati dai nostri cugini primati, e infine confrontato con i genomi di altri gorilla, per valutare le differenze tra specie diverse.
Gorilla e umani a orecchio
Anche se nel complesso la similitudine più alta si ha tra uomo e scimpanzé, in un 30% del genoma esistono rapporti di maggior vicinanza tra uomo e gorilla, e tra gorilla e scimpanzé. Queste somiglianze evolutive tra uomo e gorilla riguardano soprattutto geni implicati nello sviluppo cerebrale e nella percezione sensoriale, in particolare l’udito. «Gli scienziati hanno sempre pensato che la rapida evoluzione dei geni legati alla capacità uditiva umana fosse intimamente legata allo sviluppo del linguaggio. Il nostro studio pone dei dubbi in questo senso, dal momento che i geni uditivi sono evoluti in modo simile nell’uomo e nel gorilla», ammette Chris Tyler-Smith.
Divisi 10 milioni di anni fa
Questa non è stata l’unica sorpresa di questo studio. Dalla ricerca del momento in cui gorilla e il genere Homo si sono distaccati, è stato evidente che questa deviazione evolutiva non è affatto avvenuta in un unico episodio, al contrario si è trattato di un lungo periodo datato circa 10 milioni di anni fa. Più recente invece il differenziamento tra gorilla orientali e occidentali, circa 1 milione di anni fa. In questo momento lo studio rappresenta un traguardo importante nei campi di genetica, paleontologia e biodiversità. «I nostri dati sono come l’ultimo pezzo genetico che possiamo raccogliere di un unico puzzle, dal momento che non ci sono altri generi di scimmie antropomorfe viventi da studiare», dichiara Durbin.