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Siluri a caccia di... piccioni!

"Orche d’acqua dolce", così forse d’ora in avanti saranno chiamati i siluri, i grandi pesci che abitano i nostri fiumi. Uno studio ha infatti dimostrato la loro capacità di cacciare sulle rive. E a farne le spese sono i piccioni.
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"Orche d’acqua dolce", così forse d’ora in avanti saranno chiamati i siluri, i grandi pesci che abitano i nostri fiumi. Uno studio ha infatti dimostrato la loro capacità di cacciare sulle rive. E a farne le spese sono i piccioni.

Il pesce siluro (Silurus glanis) è il più grande predatore delle nostre acque interne. I pescatori sportivi lo apprezzano per le sue doti da combattente, per i giornalisti locali è un ottimo protagonista per racconti dell’orrore assieme alle storie di branchi di lupi assassini e "vipere" di oltre due metri. Per qualcuno da qualche tempo è diventato anche un vero e proprio business: squadre di pescatori professionisti illegalmente, li catturano e li lavorano sul posto per poi venderne le carni prelibate, sia in Italia che, soprattutto, all’estero.

Una sequenza di immagini che mostra la pratica del beaching: il pesce siluro riesce a cacciare piccoli uccelli che si trovano sulla riva del fiume (Immagine: PLOS One)

Un predatore "forestiero"
Dal punto di vista ambientale è invece una specie alloctona che ha modificato (in peggio) gli ecosistemi dove si è insediata. È stato ora osservato per la prima volta un comportamento predatorio di questa specie molto caratteristico e peculiare. Nel fiume Tarn, nella Francia Sud-Occidentale, i siluri vanno infatti a caccia di uccelli terrestri, in particolare piccioni. Come fanno? Semplice, si buttano sulle rive e rapidamente tentano di trascinare in acqua l’incauto volatile per poi inghiottirlo in un sol boccone, come si vede nel video qui sotto. E nel 28% dei casi l’attacco va a buon fine.


Questo tipo di comportamento è definito beaching ed è famoso soprattutto in una specie molto molto lontana dai siluri, le orche. Infatti il gruppo di ricerca che ha documentato e analizzato questo metodo di caccia nei siluri, che ha presentato i risultati sulla rivista Plos One, li chiama "Orche di acqua dolce".
Il siluro è una specie invasiva, ma i ricercatori pongono appunto l’accento sul fatto che fino a oggi non si era mai osservato un comportamento simile nel suo habitat di provenienza (i grandi fiumi e laghi dell’Est europeo): è possibile che si tratti di un adattamento indotto da un nuovo ambiente?

Giovani e spericolati
I siluri da questo comportamento particolare hanno una dimensione compresa tra i 90 centimetri e il metro e mezzo. Sono quindi esemplari abbastanza giovani, considerato che un siluro può arrivare anche a quattro metri. Secondo i ricercatori, ci sono due motivi per cui sono proprio i più giovani a cacciare in questo modo. Il primo è un motivo di rapporto costi-benefici: siluri più grossi spenderebbero più energie negli attacchi di quanta ne guadagnerebbero con le prede effettivamente catturate. Il secondo motivo è che probabilmente i siluri più giovani sono svantaggiati nella caccia a pesci rispetto ai fratelli maggiori, e la possibilità di sfruttare una risorsa a questi inaccessibile è quindi particolarmente premiante.

L’analisi degli isotopi di Carbonio e Azoto presenti nei tessuti degli animali, che consentono di risalire alla dieta, sono in linea con le osservazioni degli episodi di caccia: per i siluri di questa zona i piccioni sono un cibo abituale assieme a pesci e crostacei, anche se esistono marcate differenze da individuo a individuo. 
Al momento i dati sono ancora troppo pochi e il campione troppo ristretto per poter trarre conclusioni più ampie. In futuro bisognerà per esempio capire come questo comportamento influisca sulla fitness individuale e quali saranno le conseguenze a livello ecologico di questo nuovo menù.

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