Si trova a cento anni luce di distanza dalla Terra, ha tagliato il cordone ombelicale gravitazionale con la sua stella madre e vaga solitario nella notte interstellare. È questo l’identikit del pianeta che pensa di avere scoperto un gruppo di astronomi mettendo insieme le osservazioni del telescopio VLT (Very Large Telescope) dell’ESO e del telescopio CFH (Canada-France-Hawaii Telescope). Se la scoperta verrà confermata dai dati dei prossimi mesi, CFBDSIR2149, questo il nome dell’oggetto, sarebbe il pianeta interstellare più vicino al Sistema Solare mai osservato finora.
I pianeti interstellari sono oggetti di massa planetaria che vagano per lo spazio senza legami gravitazionali con una stella. Capire se si tratta realmente di pianeti alla deriva oppure di nane brune, cioè di stelle “mancate” prive della massa necessaria per innescare reazioni nucleari, non è però semplice. Per riuscirci bisogna studiare la loro interazione con i corpi che li circondano. Come fare però nel caso di oggetti solitari, dispersi nelle profondità del cosmo? Per fortuna degli astronomi nell’universo non si è mai del tutto soli. Sebbene infatti non sia legato a nessuna stella, CFBDSIR2149 sembra far parte dell’Associazione AB Doradus, una “corrente” di stelle che si muovono insieme nello spazio e che hanno tutte la stessa età. Il legame con questo gruppo stellare rappresenterà la chiave per ricavare la temperatura, la massa, l’età e la composizione dell’atmosfera dell’oggetto. Confermando o smentendo così la sua natura planetaria.
«Questi oggetti sono importanti perché ci aiutano a capire meglio come si possono espellere i pianeti dai sistemi planetari, o come oggetti molto leggeri possano derivare dai processi di formazione stellare», dice Philippe Delorme, astronomo presso l’Institut de planétologie et d’astrophysique di Grenoble e coordinatore della ricerca. Che si tratti effettivamente di un pianeta cacciato dal suo sistema stellare originario oppure di un piccolo oggetto isolato come una nana bruna non sembra insomma interessare più di tanto gli astronomi. Anche se, confessa Delorme, «se questo oggettino fosse un pianeta espulso dal suo sistema nativo, si evocherebbe l’immagine suggestiva di un mondo orfano, alla deriva nello spazio vuoto».
Ma c'è di più. Perché se le prossime ricerche dovessero confermare che CFBDSIR2149 è un pianeta, questo "mondo orfano" potrà essere usato concretamente come parametro di riferimento per comprendere la fisica degli esopianeti che verranno scoperti in futuro dai sistemi di immagini ad alto contrasto, tra cui lo strumento SPHERE che verrà installato sul telescopio VLT. La sua relativa vicinanza e l’assenza di una stella molto brillante nei paraggi ha infatti permesso al team di ricercatori di studiarne l’atmosfera in gran dettaglio. Come spiega Delorme, «questa possibilità è quasi sempre preclusa agli studiosi perché cercare pianeti che ruotano intorno alla loro stella madre è come studiare una lucciola che sta a un centimetro di distanza da un potente faro d’automobile. Il pianeta che pensiamo di aver scoperto invece è estremamente prezioso proprio perché ci offre la possibilità di studiare la lucciola in dettaglio, senza che la luce dei fari rovini tutto.»