La mappa della posizione di Nova Vulpeculae 1670 (cerchiata in rosso) disegnata da Johannes Hevelius nel 1670 e pubblicata sulla rivista "Philosophical Transactions" della Royal Society britannica. (Immagine: Royal Society)
La nascita di una nuova stella...o forse no?
In astronomia con il termine "nova" ci si riferisce a una violenta esplosione di una nana bianca, una stella di piccole dimensione con una bassissima luminosità, che fa si che la stella diventi molto più luminosa del solito per un certo periodo. Il termine “stella nova” fu appunto coniato per quelle stelle che, come Nova Vulpeculae 1670, apparivano improvvisamente estremamente brillanti nel cielo per poi scomparire. Esempi di novae documentati nel corso della storia sono molto rari e, per questo, molto preziosi per gli astronomi. Nova Vulpeculae 1670 è considerata una delle più antiche novae di cui sia stata riportata testimonianza.
Durante il ventesimo secolo, tuttavia, gli astronomi capirono che l'origine di una nova era conseguente all'esplosione di una nana bianca in un sistema stellare binario, un sistema, cioè, dove due stelle ruotano attorno allo stesso centro centro di massa e sono attratte l'una dalla forza gravitazionale dell'altra. Nova 1670 non sembrava rientrare in questo modello e anche quando, nel 1980, venne rilevata una tenue nebulosa intorno alla presunta posizione della stella, la composizione spettrale della sua luce e la natura chimica delle sue molecole non erano compatibili con quanto si pensava fino ad allora fosse avvenuto nel 1670. Se Nova Vulpeculae 1670 non era nata a causa di un'esplosione di una stella, quindi, cosa avevano visto gli astronomi nel cielo?
Collisione stellare
Alcuni ricercatori dell'ESO (European Southern Observatory) e del Max Planck Insitut per la radioastronomia di Bonn hanno risposto a questa domanda, grazie alle osservazioni compiute con tre radiotelescopi: l'APEX (AtacamaPathfinder Experiment, Cile), lo SMA ( Array Submillimeter, Hawaii) e il radiotelescopio Effelsberg in Germania.
Ciò che resta di Nova Vulpeculae 1670, visto con i moderni telescopi (Immagine: ESO/T. Kaminski)
L'analisi della massa e della composizione chimica della nebulosa e il rapporto tra i vari isotipi presenti intorno a Nova Vulpeculae 1670 ha dimostrato che, come sospettato da alcuni decenni, quella luce apparsa in cielo circa 340 anni fa non fu dovuta all'esplosione di una nova, ma a qualcosa di ben più spettacolare: la collisione tra due stelle. Si tratta, spiegano gli astronomi, di un evento molto raro nel quale due stelle collidono ed esplodono, liberando nello spazio una gran quantità di materiale, polveri e molecole dalla caratteristica colorazione rossastra. Nonostante il materiale prodotto da questo scontro "stellare" persista, la luminosità è transitoria e scompare del tutto dopo qualche tempo, proprio come successo per Nova Vulpeculae 1670. Dopo qualche secolo, quindi, ecco risolto il mistero di quella stella luminosa apparsa nel cielo estivo del 1670 proprio sotto la testa del Cigno.
Immagine banner e box apertura: ESO