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Stati vegetativi: Hitchcock per bussare alle porte della coscienza

Il maestro del brivido non smette di farci tenere con il fiato sospeso: in un paziente in coma da sedici anni, un film di Hitchcock ha stimolato la stessa risposta che si osserva nel cervello di persone sane. Lo stato "vegetativo" potrebbe essere qualcosa di molto diverso da quello che i medici hanno sempre creduto.
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Pochi registi hanno il dono di imbrigliare gli spettatori in una trama di suspense come Alfred Hitchcock ha saputo fare nei suoi film. Ma questa volta forse il maestro del brivido ha superato se stesso: grazie ad un suo film, ricercatori canadesi hanno scatenato una evidente risposta cerebrale in un paziente in coma da sedici anni. Lo stato "vegetativo" potrebbe essere qualcosa di molto diverso da quello che i medici hanno sempre creduto. Provate voi stessi a guardare Bang! You’re dead, l’episodio apparso durante il celebre show televisivo Alfred Hitchcock Presents nel 1961: i venti minuti di suspense in cui si dipana il film vi terranno con il fiato sospeso, mano a mano che seguirete un bambino di sette anni gironzolare per il suo quartiere con quella che crede essere una pistola giocattolo. La pistola è però un’arma vera e la tensione nello spettatore sale ogni volta che il bambino punta la pistola contro qualcuno e premendo il grilletto urla “Bang!”.
Un'immagine del film di Alfred Hitchcock "Bang" You're dead" utilizzato dai ricercatori canadesi per studiare la risposta nel cervello di un paziente in coma (Immagine: Youtube)
Dodici volontari sani hanno accettato di guardare questo filmato mentre i ricercatori della University of Western Ontario scrutavano il loro cervello con la risonanza magnetica funzionale, una tecnica che permette di fotografare l’attività cerebrale a seconda degli stimoli. Come atteso, nelle persone sane il film ha provocato due effetti: da un lato l’attivazione della corteccia uditiva e visiva (associata agli stimoli sensoriali), dall’altra la stimolazione delle aree frontali e parietali. Queste ultime sono associate all’attività cognitiva, quella necessaria per seguire un film denso di sfumature, rimandi e premonizioni come è quello di Hitchcock. La vera sorpresa è arrivata però con la seconda parte dell’esperimento, in cui lo stesso film è stato mostrato ad un paziente in stato vegetativo da sedici anni: a livello cerebrale, la risposta è stata esattamente la stessa e il profilo della risonanza magnetica era indistinguibile da quello dei volontari sani. Forse la risonanza non è allora una tecnica affidabile? Tutt’altro, visto che di fronte allo stesso filmato una paziente con disturbi del comportamento ha mostrato l’attivazione della sola corteccia sensoriale, mentre quella cognitiva è rimasta “silenziosa”.
Il risultato di una scansione con la risonanza magnetica funzionale, una tecnica usata per studiare l'attivazione delle diverse aree del cervello (Foto: Wikimedia Commons).
Lo studio dei ricercatori canadesi, pubblicato sulle pagine della rivista PNAS, si basa per il momento su un unico paziente. Non c’è dubbio, però, che un simile risultato sollevi domande su che cosa sia davvero quello che i medici chiamano “stato vegetativo”. Davvero i pazienti giacciono incoscienti, completamente scollegati dalla realtà che li circonda? Che le cose non stiano davvero così il gruppo di ricerca canadese l’aveva intuito già qualche anno fa quando, chiedendo ad una paziente in coma di immaginare di giocare a tennis, riscontrò l’attivazione proprio di aree del cervello associate al movimento. Anche se è prematuro generalizzare, questo studio dimostra che le persone in coma sono molto di più di un bozzolo vuoto: la risonanza magnetica potrebbe in futuro rappresentare un’ottima tecnica per valutare la presenza di uno stato di coscienza residua nei pazienti in stato vegetativo. Il punto cruciale è che il film non ha stimolato solo la corteccia sensoriale, una risposta che ci si sarebbe potuti aspettare come reazione “passiva” ai suoni e alle luci presentate al paziente. Ad essere stimolata è stata anche la parte del cervello che elabora le informazioni, quella che permette di seguire lo svolgimento del film e di anticiparne i possibili epiloghi: in altre parole, ciò che rende una persona cosciente e consapevole. Questo è senza dubbio il punto che i ricercatori dovranno sondare in futuro per capire meglio che cosa si nasconda dietro un paziente in stato vegetativo. Da quando è in coma, il paziente preso in esame in questo studio è stato portato al cinema da suo padre ogni settimana: chissà quante volte si sarà chiesto se non fosse tutto inutile, se quei film non facessero che cozzare contro una barriera insormontabile. Ora, grazie allo studio dei ricercatori canadesi, sa che forse non è così. Immagine Banner: Wikimedia Commons Immagine Box in homepage: Screenshot da Youtube
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