Stephen Scheidt, post-doc al Lunar and Planetary Laboratory, ha progettato e costruito il sistema di rilevamento usato dai ricercatori alle Hawaii. Immagine: Laura Kerber via University of Arizona
Non c'è bisogno di erosione
Secondo questo lavoro, appena presentato alla quarantaseiesima Lunar and Planetary Science Conference è quindi confermata l'ipotesi che molti dei canali che istintivamente attribuiremmo all'erosione fluviale sono in realtà di origine vulcanica. Alle Hawaii l'eruzione del Kīlauea del 31 dicembre 1974 ha inondato un'ampia area espandendosi sulle colate preesistenti. Questo fiume di lava, in apparenza pianeggiante, non era però uniforme: intorno agli ostacoli la nuova lava si raffreddava più velocemente e diventava più densa, mentre la lava più calda e liquida continuava a fluire. Alla fine la maggior parte della lava è rimasta sul luogo e si è solidificata, ma lungo quelle "vie preferenziali" parte della lava ancora fluida è stata drenata lasciando dietro di sé delle scanalature in apparenza create dall'erosione. Su Marte probabilmente è successo qualcosa di simile.
Il professor Christopher Hamilton, che ha guidato la ricerca, ha commentato:
«Il nostro approccio dimostra che unire le osservazioni a terra con la prospettiva aerea può aiutarci a decifrare la storia geologica della Terra e di Marte.»
Immagine in apertura: Stephen Scheidt via University of Arizona
Immagine box: Laura Kerber via University of Arizona
Studiare Marte... con gli aquiloni
Sulle pendici di un vulcano hawaiano un gruppo di geologi armato di aquiloni ha dimostrato che, sulla Terra come su Marte, non sempre serve l'acqua per avere un canale.