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Terremoto del Friuli, 40 anni dopo

6 maggio 1976: un violento terremoto colpisce il Friuli Venezia Giulia. Il quarantesimo anniversario è l'occasione per ricordare quell'evento e per fare il punto su tutto il lavoro svolto dal Centro Ricerche Sismologiche.
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Sono trascorsi 40 anni esatti dalla sera del 6 maggio 1976, quando le provincie di Udine e Pordenone furono colpite da uno dei terremoti più catastrofici nella storia del nostro Paese. La scossa principale, registrata alle 21.00, durò 59 secondi: un tempo interminabile per una scossa di magnitudo 6.4 gradi della scala Richter, pari al IX-X grado della scala Mercalli. L’epicentro fu localizzato tra i paesi di Gemona del Friuli, Bordano, Osoppo e Trasaghis, ma gli effetti del sisma colpirono un’area di 5700 kilometri quadrati (a questa pagina è visitabile la galleria fotografica dell'evento, realizzata dai Ministero del Beni e delle Attività culturali). Dopo quei tragici 59 secondi, la vita dei friulani non fu più la stessa: 989 le vittime, circa 3.000 i feriti e quasi duecentomila persone senza più una casa.

Dall'archivio storico de La Stampa, la prima pagina del quotidiano, datata 7 maggio 1976, con l'annuncio del terremoto in Friuli (Immagine: Archivio digitale de La Stampa).  

Parola d'ordine: conoscere il territorio e le sue trasformazioni

Tra le prime stazioni sismiche a raccogliere informazioni sulle scosse vi fu quella dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS) di Trieste. Il terremoto del Friuli può essere considerato un punto di svolta fondamentale per la sismologia italiana. Quel giorno divenne infatti evidente la necessità di un programma di gestione del territorio friulano, che ha fatto poi da modello ad altre regioni italiane a rischio sismico: con la nascita del Centro Ricerche Sismologiche (CRS), dal 1977 l’OGS è divenuto responsabile della raccolta di dati sismologici, della gestione del rischio sismico e del monitoraggio in tempo reale. A questa pagina web sono raccolti tutti gli eventi sismici locali, anche quelli che - seppure considerati “minori” - sono fondamentali per capire come si generano i terremoti. Oltre alla rete sismometrica friulana (oggi estesa anche al Veneto e alla Provincia di Trento e collegata alle reti nazionali italiana, austriaca, slovena e svizzera), il CSR gestisce anche una rete geodetica, che con l’aiuto di dispositivi satellitari è in grado di misurare la lenta deformazione della superficie terrestre. La raccolta di dati sul campo è importante non solo a fini statistici, ma anche per mettere a punto un sistema di allerta che dia tempestivamente l’allarme alla popolazione in caso di sismi imminenti. Il sistema di early warning si basa sulla capacità delle onde radio (usate per le comunicazioni) di viaggiare a una velocità superiore alle onde sismiche. Questo anticipo può permettere di lanciare un’allerta che, seppure di pochi secondi, può essere sufficiente a raggiungere posizioni di sicurezza e ad innescare soccorsi più tempestivi (un sistema analogo è stato proposto dai ricercatori di Berkely, che hanno recentemente sviluppato l'app MyShake, illustrata in questa news dell'Aula di Scienze). Il braccio operativo di questo sistema di preallarme è dato dalla Protezione Civile, i cui volontari (che fanno parte della rete di citizen seismology dell’OGS) potranno essere indirizzati immediatamente verso le aree più colpite. A questa rete si aggiunge quella del progetto CLARA Smart cities, ideato per ottenere informazioni più precise sugli sciami sismici, grazie all’installazione di strumenti di rilevamento su edifici strategici. Nel 2016, si dovrebbe raggiungere quota 100 strumenti installati nelle città aderenti al progetto, che ha già coinvolto anche le città di Ferrara, Matera ed Enna.  

Diffondere la cultura della prevenzione sismica

Le attività del CRS non si limitano alla ricerca e al monitoraggio. Il Centro è da anni attivo sul fronte della formazione: tra le attività promosse vi sono eventi di divulgazione (come Edurisk o Io non rischio) e progetti internazionali come The Great Shake Out. In occasione del 40° anniversario del terremoto del Friuli, il CRS si è dedicato in particolare a sensibilizzare le nuove generazioni al tema della prevenzione sismica. Molte le iniziative promosse (raccolte nel blog versoi40anni.wordpress.com), tra cui l’apertura della sede del CRS di Udine per visite didattiche e l’evento “Porte Aperte”, dedicato alle famiglie e a chiunque voglia approfondire le attività del Centro. Ulteriori informazioni sono disponibili anche sulla pagina facebook del CRS. Per chi volesse approfondire, il video Dialogo sul terremoto è stato realizzato dall'OGS nel 2015, in occasione dell'incontro tra ricercatori del CRS e studenti dell’Isis Malignani di Udine.
 

Giovani che parlano ai giovani: la “mobilità sismica” degli studenti

Nonostante i terremoti rimangano eventi imprevedibili, si può fare molto per preparare la popolazione a gestire situazioni di emergenza e fornire loro gli strumenti per conoscere le fragilità del territorio in cui vivono. Un percorso che parte dai più giovani, come sottolineato dal pensiero che ha condiviso con noi Laura Peruzza, ricercatrice dell’OGS impegnata nelle attività di formazione agli studenti: «Per anni abbiamo inseguito un processo di formazione a cascata, in cui il mondo della ricerca si interfaccia con gli insegnanti (...). Oggi, a valle di esperienze come il progetto SISIFO, dopo aver seguito per alcuni anni la Lego League o, ancora, dopo la fatica delle aperture programmate dei nostri laboratori alle visite scolastiche, penso che niente possa essere di insegnamento ai giovani come qualcosa raccontato da altri giovani. Se riuscissimo a mettere in piedi una “mobilità sismica” fra gli studenti, credo che i ragazzi de L’Aquila e quelli dell’Emilia potrebbero diventare un vero motore di prevenzione in tutta Italia.» Immagine banner: Wikipedia Immagine box: Archivio digitale de La Stampa
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