Il punto scelto per la trivellazione in una immagine 3D della fossa oceanica Immagine: JAMSTEC
Secondo gli scienziati per l'evoluzione di questo terremoto è stata determinante la presenza di argille: grazie alla loro azione lubrificante, infatti, la rottura della faglia è stata accompagnata da un gigantesco spostamento co-sismico, che ha sollevato il fondo oceanico di ben 50 metri generando il devastante tsunami.
La faglia in sezione Immagine: JAMSTEC
Gli scienziati sono anche riusciti a stimare quanta energia si è dissipata per attrito. Lo sfregamento tra le superfici della faglia ha generato infatti un'immensa quantità di calore che è stato possibile misurare anche diversi mesi dopo il sisma. Per la precisione gli scienziati hanno rilevato un innalzamento della temperatura delle rocce pari a 0,31°C: si tratta di un valore corrispondente a un rilascio di energia di 27 MJ per ogni metro quadrato della faglia. Da questa misura è stato anche possibile ricavare il coefficiente di attrito all'interno della faglia stessa, cioè la resistenza delle rocce allo spostamento, che è risultato essere uguale a 0,8, cioè estremamente basso: una ulteriore conferma dell'azione lubrificante delle argille.
Nelle parole di Rob Harris, geologo alla Oregon State University e coautore dello studio:
«Per spiegare l'attrito tra questi enormi blocchi li possiamo paragonare a degli sci sulla neve. Quando sono fermi gli sci rimangono attaccati alla neve e occorre un po' di forza per cominciare a farli scivolare. Una volta fatto questo, il movimento genera calore e serve molta meno forza per proseguire. La stessa cosa succede con un terremoto. Questa è la prima volta che siamo stati in grado di calcolare l'attrito all'interno di una faglia. Prima d'ora non era mai stato misurato "sul luogo", ma solo in laboratorio.»