Essere un grande ricercatore che parla davanti a consessi importanti di esperti scientifici e di politiche sanitarie di tutto il mondo. Ma allo stesso tempo donna (amante dello shopping), compagna affettuosa e mamma presente. Formula impossibile? Secondo Ilaria Capua, veterinaria a capo del Dipartimento di Scienze Biomediche Comparate dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, non solo si può fare, ma bisogna crederci fino in fondo e farlo. Proprio come ha fatto lei e come ci racconta nel suo libro I virus non aspettano, edito da Marsilio (collana Gli Specchi).
Il sottotitolo del libro è già rivelatore: avventure, disavventure e riflessioni di una ricercatrice globetrotter. E il libro davvero è una sorta di diario ragionato della veterinaria che prima nel 2000, con il sistema di vaccinazione DIVA contro l'influenza aviaria, e poi nel 2006, depositando la sequenza genetica del ceppo africano del virus influenzale H5N1 in un database open access (cioè ad accesso libero), ha cambiato le sorti della virologia animale nel mondo ed è diventata uno dei fiori agli occhiello della ricerca italiana che si fa strada nel mondo.
Ilaria Capua, in questo libro racconta senza giri di parole episodi significativi della sua vita: dagli incontri con i mentori della virologia veterinaria che l'hanno iniziata al lavoro che svolge con passione, al primo appuntamento con quello che sarebbe diventato suo marito e padre di sua figlia, per dipingere un quadro a tutto tondo della vita da ricercatrice. Niente favoritismi e niente infingimenti: la vita della ricerca si fa ad alti livelli solo se fatta con passione, molto studio e la curiosità di confrontarsi continuamente con colleghi in ogni angolo del mondo. Ma allo stesso tempo non significa rinunciare alla propria dimensione di donna, che ama fare shopping o che ha bisogno autodedicarsi del tempo per essere più bella, o che desidera avere un compagno e dei figli.
Con la schiettezza che contraddistingue Ilaria Capua, troviamo però raccontati anche episodi "negativi" realmente accaduti, di lei alle prese con uomini che la prestano attenzione solo per la sua avvenenza e che non vogliono riconoscerle la competenza duramente conquistata in laboratorio e in giro per il mondo. Esempi che, come sottolinea l'autrice, servono a mettere in guardia le ragazze che affrontano la carriera della ricerca. Emergere come brava ricercatrice, perché donna, spesso è una doppia fatica a causa di barriere culturali dure da abbattere, ma non bisogna scoraggiarsi, se si crede nel proprio talento e nella propria ambizione.
Il libro è naturalmente pensato a tutte quelle ragazze che sognano un mondo nella carriera nella scienza, ma temono di dover rinunciare alla loro essenza femminile. Può però anche insegnare tanto ai futuri colleghi uomini che sempre di più dovranno condividere posti in laboratorio e di "potere" con ragazze sempre più brave e con voglia di emergere. Perché in futuro, come la storia di Ilaria Capua insegna, non basterà fare qualche battuta di cattivo gusto per "rimettere al loro posto" le tante ricercatrici brillanti che il nostro Paese sta formando. A quella battuta, le ragazze brave e preparate risponderanno con garbo, ma poi presenteranno il conto con l'ennesimo paper pubblicato su una rivista prestigiosa e l'invito ad andare a parlare ai convegni più importanti o a ritirare il premio più ambito del proprio settore scientifico.