I modelli di previsione del meteo possono essere applicati e usati per prevedere i picchi di influenza? La risposta è positiva, secondo uno studio della Columbia University e pubblicato sulla rivista PNAS.
La prossima settimana è previsto maltempo, con freddo e piogge anche intense. Si prevede anche la prima ondata di influenza. Raccomandiamo a tutti di prendere l’ombrello, di lavarsi spesso le mani e, nel caso di contagio, di rimanere in casa o di usare la mascherina nei luoghi pubblici.
Previsioni dell»influenza? Forse in un futuro non così lontano, quello che virologi e ed epidemiologi sognano da tempo potrebbe essere realtà. Fin'ora sappiamo che esiste una certa ricorsività dei picchi influenzali: nelle regioni temperate ci aspettiamo di avere un'ondata di influenza tra ottobre e la fine dell'inverno. Ma la capacità di prevedere precisamente e con anticipo quando ci sarà il picco non è ancora una realtà corrente.
Ora forse abbiamo una cartuccia in più. Almeno secondo l'ultimo studio condotto da due ricercatori americani della Mailman School of Public Health della Columbia University di New York (USA). Secondo la ricerca di Shaman e Karspeck pubblicata sulla rivista PNAS, tutto ciò che serve è l'applicazione di modelli matematici già noti in altri ambiti, come le previsioni del tempo.
Secondo i due ricercatori, influenza e meteo non sono così difformi se guardiamo alla loro dinamica. Si tratta di fenomeni non lineari e caotici in entrambi i casi. In più, i modelli previsionali usati per il meteo prendono in considerazione differenti parametri, da ricalcolare durante l'evoluzione della dinamica, così come una corretta previsione di un’epidemia infuenzale richiederebbe.
Per provare la bontà della loro ipotesi, i ricercatori della Columbia hanno preso in considerazione i dati sui tassi di contagio delle stagioni influenzali dal 2003 al 2008. La modellizzazione ottenuta permetteva così di avere una previsione del picco influenzale con un vantaggio di 7 settimane: un tempo congruo per mettere in piedi un sistema di allerta, monitoraggio e prevenzione dell'epidemia influenzale.
Questo è solo un primo esempio a cui dovranno seguire nuovi studi. Ma non è detto che un giorno non ci troveremo a controllare anche il bollettino dell'influenza.