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Un tumore di tremila anni fa

Riportato alla luce uno scheletro con evidenti segni di tumore metastatico: con i suoi tremila anni di storia, questo reperto rappresenta la più antica testimonianza mai rinvenuta di un tumore nei nostri antenati.
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Un team di ricercatori della Durham University, in collaborazione con il British Museum di Londra, ha riportato alla luce uno dei più importanti reperti per la storia della medicina: uno scheletro con evidenti segni di tumore metastatico. Lo scheletro appartiene a un uomo di circa trent’anni ed è stato rinvenuto nella Valle del Nilo, nel sito archeologico di Amara West: con i suoi tremila anni di storia, questo reperto rappresenta la più antica testimonianza mai rinvenuta di un tumore nei nostri antenati.
Lo scheletro di tremila anni fa rinvenuto del sito archeologico di Amara West. Nel dettaglio, l'amuleto ritrovato sul sarcofago (Foto: Binder M et al. Plos One)
Insieme alle malattie cardio-vascolari, i tumori sono oggi una delle prime cause di morte. I reperti archeologici sono però misteriosamente scarni di testimonianze di questa malattia: un elemento che ha contribuito a far credere che il cancro sia l’emblema delle malattie dell’era moderna. Eppure le cose non stanno esattamente così. Il miglioramento della qualità della vita e la maggiore longevità ha certamente aumentato le probabilità statistiche che nel corso della propria vita una persona possa sviluppare un tumore. A questo si aggiunge il fatto che certi stili di vita (come l’abitudine al fumo) possano effettivamente aumentare il rischio di alcuni tumori. Premesso che, quando si parla di “cancro”, si fa riferimento non a una, bensì a decine di malattie con caratteristiche diverse, i tumori non sono da intendersi come un prodotto esclusivo della vita moderna. La storia di Atossa, narrata delle Storie di Erodoto, ne è una commovente testimonianza: colpita da un tumore al seno, la regina di Persia decise di mutilarsi il seno malato, nel tentativo di allontanare la malattia dal proprio corpo (un esempio ancora attuale, come ha ricordato in passato Lisa Vozza nel suo Blog). Lo scheletro rinvenuto in Sudan dai ricercatori americani era collocato all’interno di un sarcofago di legno decorato. Sopra di esso gli archeologi hanno ritrovato una maiolica smaltata perfettamente conservata: è stato proprio questo amuleto a permettere di datare in modo accurato lo scheletro, che risalirebbe al 1200 a.C., epoca in cui il dominio egizio si estendeva anche al Sudan Settentrionale (noto storicamente come “Alta Nubia”).
Un dettaglio dello sterno dello scheletro rinvenuto: le lesioni all'osso causate dalla metastasi sono evidenziate dalle frecce (Foto: Binder M et al. Plos One)
Già da una prima occhiata ai reperti, i ricercatori si sono accorti che lo scheletro presentava lesioni non comuni e difficilmente dovute al semplice deterioramento causato dal tempo. Dalle radiografie e dalle indagini al microscopio elettrico a scansione è venuta la conferma definitiva: le lesioni alle ossa sono chiaramente il risultato di metastasi tumorali disseminate in tutto il corpo. Su quale sia stato il tumore da cui hanno preso origine queste metastasi, i ricercatori possono fare solo speculazioni: probabilmente si trattava di un sarcoma dei tessuti molli (impossibile stabilire con precisione quale) che, nelle fasi più avanzate, è migrato in tutto il corpo, causando le lesioni ora visibili. Si trattava, con tutta probabilità, di una malattia molto avanzata: le lesioni sono infatti visibili in praticamente tutte le ossa dello scheletro, dalle clavicole alle vertebre, fino alle ossa del bacino, delle gambe e delle braccia.
Un dettaglio dell'avanzamento delle lesioni alle ossa, causate dalla diffusione delle metastasi (Foto: Binder M et al. Plos One)
Non è la prima volta che gli archeologi si trovano di fronte a reperti di questo tipo. Come ricordato da Siddhartha Mukherjee nel suo “L’Imperatore del Male”, già in passato è stata rinvenuta una mummia egizia (400 d.C.) con chiari segni di un tumore all’addome. A questa si aggiunge l'osteosarcoma ritrovato in una mummia della tribù Chiribaya, rinvenuta nel Perù Meridionale. Con i suoi tremila anni di storia, lo scheletro riportato alla luce in Sudan è, tuttavia, l’esemplare più antico di tumore metastatico mai rinvenuto finora e testimonia che questo tipo di malattia ha di fatto accompagnato la storia del’uomo fin dalle epoche più antiche. Questa scoperta, oltre a suggerire che i tumori non siano tutti il frutto dello stile di vita moderno, potrebbe creare utili spunti per comprendere l’evoluzione di certi tipi di tumori nella storia dell’uomo. Mediante lo studio del DNA delle mummie o di scheletri con chiari segni di tumore, gli scienziati sperano di poter identificare nuovi geni e mettere in luce nuove mutazioni associate a particolari tipi di cancro.   Immagine Banner: Piramidi di Meroe in Sudan (Wikimedia Commons)
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