La ricercatrice olandese Josephine Joordens tiene in mano una delle conchiglie rinvenute presso il sito archeologico di Trinil in Indonesia (Immagine: Henk Caspers, Naturalis).
Alla scoperta delle conchiglie di Trinil: una lunghissima linea a zig-zag
È piuttosto buffo che il disegno sulla conchiglia sia proprio una linea a zig-zag: sì, perché la storia di queste conchiglie è fatta di scoperte dimenticate e indizi ignorati, un continuo cambio di rotta che solo per caso le ha portate nelle mani di Josephine Joordens. La storia di questo reperto ha infatti inizio nel 1890, quando l’archeologo olandese Eugène Dubois riporta alla luce nell’isola di Giava il primo fossile di Homo erectus. Assieme a questo reperto eccezionale, Dubois raccoglie anche una gran quantità di conchiglie fossili rinvenute nello stesso sito. Passano gli anni e intorno al 1930 le conchiglie vengono di nuovo prese in esame, ma solo per essere catalogate e nuovamente rinchiuse in una scatola del Museo di Leiden. Sarebbero rimaste lì ancora per chissà quanto tempo se Josephine Joordens non fosse andata a riaprirne il coperchio.
Nell’ambito di uno studio volto a capire le abitudini dell'H. erectus di Trinil, la biologa ha iniziato ad analizzare le conchiglie, facendole osservare anche a Stephen Munro, un collega australiano che solo per caso era di passaggio a Leiden. Tornato in Australia, il ricercatore inizia ad analizzare le fotografie scattate alle conchiglie e quasi non crede ai propri occhi quando si accorge di un dettaglio: su una di esse è possibile scorgere una chiara incisione a zigzag. Incisione che per tutto questo tempo era rimasta ignorata perché visibile solo quando colpita da una luce obliqua, quella utilizzata per eseguire le fotografie.
Schema delle incisioni rinvenute sulla conchiglia di Trinil (Immagine: Joordens J et al. Nature 2014).
Molto più di uno scarabocchio
Analizzando il fossile di conchiglia al microscopio elettronico, i ricercatori olandesi hanno dimostrato quello che Munro già presagiva di fronte a quelle fotografie: la destrezza con cui i segni sono stati eseguiti e la cura posta nel mantenere continuo il zigzagare della linea, provano che si è trattato di un gesto intenzionale, la trasposizione di un pensiero astratto.
Non è la prima volta che gli archeologi si imbattono in disegni eseguiti dai nostri antenati: in Europa e in Asia sono diversi gli esempi di dipinti rupestri ad opera di Homo sapiens risalenti a quarantamila anni fa, mentre quelli ritrovati in Sud Africa risalgono addirittura a centomila anni fa. Ma H. sapiens non era l’unico a dilettarsi in disegni rupestri: nel 2012 fu ritrovata un'incisione in una grotta di Gibilterra, prima testimonianza della capacità degli uomini di Neanderthal di eseguire disegni astratti.
Con la conchiglia di Trinil la capacità di un nostro antenato di produrre segni e incisioni si sposta indietro di centinaia di migliaia di anni. La datazione del reperto, basata sui cristalli di carbonato di calcio presenti lungo i margini dell'incisione e sui granelli di sabbia incastrati nel guscio, dimostra che l'incisione risale tra i 430 000 e 540 000 anni fa. Questo la rende il più antico disegno astratto prodotto da antenati della specie umana.
Conchiglie di Trinil: uno scrigno pieno di segreti su Homo erectus
La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature, porta per la prima volta alla luce anche altri dettagli della vita di H. erectus. Grazie ad un oggetto appuntito (forse un dente di squalo), i primi ominidi erano in grado di lesionare il muscolo che sigilla la conchiglia (come mostrato nel video sottostante), causandone l'apertura senza bisogno di romperla. Uno stratagemma dal quale è possibile capire la conoscenza approfondita che H. erectus aveva dei molluschi di cui si cibava, oltre che la notevole destrezza nel maneggiarli: insieme alle incisioni sul guscio, questi dettagli stanno già spingendo gli scienziati a rivedere il ruolo di H. erectus nell’evoluzione della specie umana.
In un viaggio nel tempo lungo mezzo milione di anni, una linea a zigzag ci porta un po’ più vicini a comprendere la strada percorsa dalla specie umana, dimostrando che la capacità di concepire pensieri astratti e trasporli in un’incisione non è affatto una prerogativa di Homo sapiens.