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Uno sguardo di taccola vale più di mille parole

Poco si sa dell'uso dello sguardo nella comunicazione di animali diversi dalle scimmie. Alcuni ricercatori, però, oggi suggeriscono che le taccole abbiano evoluto occhi luminosi per scoraggiare i competitori dall'occupare le cavità in cui nidificano
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Chiunque abbia incrociato lo sguardo di una scimmia è sicuramento rimasto colpito dall’espressività dei suoi occhi. Nei primati infatti la comunicazione intraspecifica mediata dagli sguardi è fondamentale e ben documentata. Si sa poco o nulla, invece, sull’utilizzo degli occhi per comunicare in altri animali, per esempio negli uccelli, che hanno una vista anche più sviluppata. C’è una specie, in particolare, che ha attratto la curiosità degli scienziati: la taccola, che insieme a corvi, cornacchie, ghiandaie e gazze fa parte della famiglia dei corvidi. Mentre tutti i membri più affini della famiglia hanno occhi invariabilmente neri, le taccole hanno un’iride brillante e quasi bianca che spicca sul piumaggio grigio-nero. Anche se tra gli uccelli non sono rare le specie dagli occhi brillanti, solo il 10% dei passeriformi (l’ordine a cui appartiene la taccola) presenta un’iride colorata.
La taccola (Coloeus monedula), a differenza di altri rappresentanti della famiglia dei corvidi ha occhi con iride quasi bianca (Immagine: Wikimedia Commons)
In uno studio pubblicato su Biology Letters, ricercatori di Cambridge ed Exeter hanno scoperto il motivo di questo insolito colore: si tratta di un segnale di avvertimento che la taccola utilizza per dissuadere potenziali competitori dal tentare di occupare il suo nido. Prima della stagione riproduttiva primaverile, Gabrielle Davidson dell’Università di Cambridge ha collocato una di quattro diverse foto in 100 cassette nido situate alla periferia della città. La foto poteva essere nera (il controllo) o ritrarre rispettivamente un paio di occhi di taccola, un paio di occhi di taccola con tutta la testa, o una testa di taccola con occhi neri. La ricercatrice ha quindi filmato l’effetto di queste immagini sul comportamento degli uccelli.
Il video mostra la ricerca in azione e spiega la reazione delle taccole alle diverse immagini collocate nei nidi artificiali (Credit: Università di Cambridge)
Dopo aver analizzato 40 video di taccole che sbirciavano nei nidi per poterli eventualmente occupare, la Davidson è giunta alla conclusione che quelli che contenevano l’immagine di una testa di taccola con i suoi occhi luminosi scoraggiavano maggiormente l’atterraggio degli uccelli, e in ogni caso la sosta era molto più breve. Le taccole sono gli unici corvidi che in natura nidificano nelle cavità degli alberi (nelle nostre città sfruttano anfratti nei muri), una risorsa rara dal momento che non possono crearsele da sole come fanno i picchi. Di conseguenza c’è un’aspra competizione per accaparrarsi i siti migliori, che non di rado sfocia in violenti combattimenti per la difesa del nido e dei pulcini da possibili usurpatori. Due occhi luminosi e minacciosi che ti fissano dal buio di una cavità sembrano essere un ottimo deterrente. È la prima volta che questo tipo di comunicazione viene descritta al di fuori dei primati. Sarebbe interessante scoprire se un tale comportamento è esclusivo delle taccole, o se anche altri uccelli che nidificano nelle cavità utilizzano gli occhi come "spaventapasseri". La ricerca fa parte di un più ampio progetto per studiare le capacità cognitive delle taccole, il Cambridge & Falmouth Jackdaw Projects. Immagine banner: Richard Woods Immagine box: Wikimedia Commons
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