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Un altro passo per combattere Ebola

Un nuovo vaccino per Ebola sfrutta lo studio del sistema immunitario innato al centro anche del premio Nobel per la Medicina 2011
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Gli studi sull'immunità innata, che sono stati al centro del Nobel della Medicina di quest'anno e di cui abbiamo parlato nel nostro speciale sui Nobel 2011, stanno portando alla creazione di vaccini sempre più efficaci, in grado di stimolare il sistema immunitario in maniera più precisa. È il caso anche di un nuovo vaccino per Ebola, il virus letale, per ora in studio su topi.

Ebola, da quando il virus che porta questo nome è stato identificato nel 1976 nell'attuale Congo (Africa), evoca cattivi presagi. È infatti un virus che lascia poco scampo a chi lo incontra sulla sua strada: fino a oltre il 90% degli infetti può muorire di febbre emorragica conseguente all'infezione in poco tempo. Sebbene, per fortuna, l'incidenza nella popolazione mondiale di questo virus sia di poche persone all'anno, grande attenzione è stata posta dai governi e dai ricercatori sullo studio di questo virus perché dopo l'11 settembre si teme che possa essere usato come arma bioterroristica a causa dei suoi rapidi effetti letali.
 

I virioni di Ebola come appaiono al microscopio a scansione elettronica (Foto: Wikimedia Commons)


Alla ricerca di un nuovo vaccino
Ebola fa parte della famiglia Filoviridae ed è trasmesso attraverso il contatto con liquidi biologici, e in alcuni casi più rari per via aerea. Vista la sua estrema virulenza, da anni gli scienziati sono impegnati a trovare delle cure efficaci per ridurre la mortalità. I vaccini studiati fin'ora erano basati sull'utilizzo di particelle virali rese inattive dal punto di vista della virulenza, ma efficaci nello stimolare il sistema immunitario a creare anticorpi capaci di riconoscere il virus in caso di nuovo contatto. Oppure avevano affrontato la possibilità di usare RNA.
Un gruppo di ricercatori del Centro di Malattie infettive della Arizona State University ha ora messo a punto un vaccino dimostratosi efficace su cavie animali (topi), che può essere conservato per lungo tempo, creando delle vere e proprie scorte da usare in caso di necessità, e che - soprattutto - può essere prodotto piuttosto velocemente al sopraggiungere di un'epidemia.


Casi di infetti (rosso) e pazienti morti (nero) per Ebola nel Congo (ex Zaire) tra il 1976 e 2003 (Fonte: Wikimedia Commons)

Allertare il sistema immunitario

Il nuovo vaccino, il cui relativo studio è stato pubblicato su PNAS, contiene una porzione della glicoproteina di membrana del capside proteico del virus, che funziona da antigene (sostanze in grado di attivare la produzione anticorpale), fusa con un anticorpo che riconosce la proteina. Questo complesso è stato inoculato assieme a un attivatore del sistema immunitario, che si lega ai recettori tipo-Toll (responsabili della risposta dell'immunità innata), dando luogo a una risposta molto alta nei topi: nell'80 per cento dei casi hanno risposto positivamente all'inoculazione sopravvivendo al contatto con Ebola. Il vaccino può essere prodotto in grandi quantità in poco tempo in piante di tabacco, tramite tecniche di ingegneria genetica.

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