Chi da piccolo non è rimasto affascinato nel vedere una lucertola con la coda troncata? O, addirittura, una coda dall’aspetto e dal colore diversi rispetto al resto del corpo, ad indicare una coda nuova, appena rigenerata? E quante volte abbiamo sentito dire che non importa se una lucertola perde la coda, “tanto poi le ricresce”? Eppure, dal punto di vista della lucertola importa eccome! Una serie di studi pubblicati di recente in un’edizione speciale della rivista The Anatomical Record indica per la prima volta che la nuova coda non è affatto identica all’originale, dimostrando come la perdita della coda non sia un processo privo di conseguenze: sia a livello anatomico che funzionale, c’è un prezzo da pagare.
O la coda o la vita!
In termini tecnici, la perdita della coda viene definita autotomia, vale a dire la capacità che alcuni animali hanno di automutilarsi o perdere autonomamente una parte del corpo. Tra gli esempi più noti vi è la perdita della coda da parte delle lucertole, ma insetti, molluschi o granchi possono perdere un arto o una chela in situazioni di pericolo. L’autotomia è infatti una strategia messa in situazioni in cui l’animale si senta minacciato, ad esempio in presenza di un predatore. Nel caso delle lucertole, attraverso una contrazione e contorcimento delle fibre muscolari si ha il distacco della coda che, tuttavia, continua ad agitarsi per la presenza di fibre nervose. Il predatore si concentra così sul moncone ancora in movimento, mentre la lucertola può sfuggire alla sua attenzione e mettersi in salvo. La coda o gli arti persi in questo modo vengo poi rimpiazzati successivamente attraverso un processo di rigenerazione tissutale.
Una coda più scadente, ma pur sempre una coda!
Prendendo in esame la lucertola Anolis carolinensis, un gruppo multidisciplinare di ricercatori della Arizona State University e dell’Università dell’Arizona ha descritto per la prima volta nel dettaglio la rigenerazione della coda in questi esemplari. Osservando da vicino le caratteristiche anatomiche ed istologiche della nuova coda, i ricercatori si sono però accorti di sostanziali differenze con la coda originale.
Tanto per iniziare, la coda rigenerata si presenta con un manicotto cartilagineo del tutto assente nell’originale. Questo tubo di cartilagine, che percorre per tutta la lunghezza la nuova coda, va a sostituire la fila vertebre normalmente presente nella coda della lucertola. Anche le fibre muscolari sono notevolmente diverse. In condizioni normali, la coda della lucertola presenta una successione di corte fibre muscolari: un’organizzazione anatomica che permette alla lucertola di controllare in modo molto fine i movimenti della coda. Nelle code rigenerate, tuttavia, le brevi fibre muscolari vengono sostituite da fibre molto più lunghe, che percorrono la coda per la sua intera lunghezza: il risultato è una coda molto meno flessibile. quelle della nuova coda si trovano lunghe fibre muscolari che sono trovano un corrispettivo nella vecchia coda.
La nuova coda non rappresenta quindi una copia esatta dell’originale, ma serve piuttosto a compensare dal punto di vista funzionale la perdita di quella che, nel mondo delle lucertole, è un’importante struttura anatomica. La crescita della nuova coda permette alla lucertola di recuperare alcune funzioni, ma la nuova coda non sarà mai come l’originale: rimarrà sempre meno flessibile e incapace di compiere i fini movimenti di cui l’originale era capace.
La nuova coda delle lucertole: il lasciapassare per capire le basi della rigenerazione tissutale?
Lo studio della autotomia e della successiva ricrescita della coda ha da sempre affascinato biologi e non solo. Il motivo di tanto fascino è presto detto: le lucertole ne sono capaci, mentre noi umani no! Capire come un lucertola possa perdere la coda e riesca poi a rigenerare dal moncone uno scheletro di cartilagine ialina e fibre muscolari apre interessanti prospettive nel campo della medicina rigenerativa. Ciò che gli scienziati sperano di scoprire nell’immediato futuro è il gruppo di geni responsabili della ricrescita e dell’organizzazione del tessuto muscolare e cartilagineo. Una volta chiarito quali sono i geni coinvolti, gli scienziati sperano di poter riattivare la loro funzione anche in tessuti umani danneggiati, per favorire la ricrescita di tessuti cartilaginei o di fibre muscolari danneggiate. Una simile prospettiva potrebbe, in futuro, offrire nuove possibilità terapeutiche per patologie quali le lesioni spinali.
Questo futuro è ancora molto lontano, ma una cosa è certa: la capacità delle lucertole di rigenerare la coda è molto di più di un gioco da bambini e può insegnarci ancora molto sui meccanismi di rigenerazione spontanea dei tessuti.