Un'immagine al microscopio ottico a trasmissione di particelle del virus Zika (in arancione) (Immagine: Wikimedia Commons).
Che cosa sappiamo di Zika?
Nonostante sia molto più innocuo di altre temibili infezioni virali, il virus della febbre Zika ha ancora molti lati oscuri e l’avvicinarsi delle olimpiadi in Brasile, dove l’infezione si è diffusa nel 2015, richiede tutta l’attenzione possibile per evitare una crisi sanitaria mondiale. Se negli adulti l’infezione causa sintomi generalmente lievi, il vero problema è per i neonati (come già anticipato in questa News dell'Aula di Scienze). Il virus è stato ritrovato nel tessuto nervoso dei bambini nati da madri infettate dal virus durante la gravidanza: la presenza del virus nel tessuto nervoso fetale fa pensare che l’infezione sia correlata al notevole aumento dei casi di microcefalia registrati in Brasile negli ultimi mesi. Di recente è stato dimostrato che il ceppo brasiliano di Zika (ZIKABR) può causare la morte di neuroni umani infettati in laboratorio e può causare microcefalia nei topi: un ultieriore indizio del suo coinvolgimento nella microcefalia fetale e in altri disturbi nervosi riscontrati negli adulti. Al momento non esiste un vaccino in grado di prevenire questo tipo di infezioni e l’unica strada, oltre quella della prevenzione, è iniziare a delineare la carta d’identità molecolare di questo virus, nella speranza di individuare un suo punto debole.Elicasi: un enzima indispensabile
Il tallone d’Achille di Zika potrebbe essere la sua elicasi, l’enzima che svolge la doppia elica degli acidi nucleici. Il genoma di Zika è formato da una singola molecola di RNA e l’elicasi permette di srotolare gli intermedi a doppia elica che si formano via via che il genoma viene duplicato. Si tratta di un passaggio fondamentale per la replicazione virale e i ricercatori sperano che, con l’aiuto di specifici inibitori anti-elicasi, sia possibile bloccare la diffusione del virus.
La conformazione tridimensionale dell'elicasi del virus Zika; l'enzima è un monomero formato da tre domini, indicati in colori diversi (Immagine modificata da Tian H et al. Protein & Cell 2016).