– Il lupo è morto! Il lupo è morto!
E con la loro mamma ballarono di gioia intorno alla fontana.
Jacob e Wilhelm Grimm, Il lupo e i sette caprettini (in Fiabe, Einaudi, 1992)
Homo homini lupus.
(L’uomo è un lupo per gli altri uomini.)
Thomas Hobbes
C’era una volta un lupo. Era bellissimo, saggio, perfetto. Conosceva i segreti della vita e della morte e da due milioni di anni li trasmetteva ai figli, insegnando loro con pazienza e affetto cosa era giusto e cosa era sbagliato. Cacciando animali malati, salvava tutti gli altri erbivori del branco. Conosceva il proprio posto nell’Universo, sapeva di essere un predatore: era un lupo. C’era una volta un uomo. L’uomo conosceva bene i lupi, perché condividevano le stesse prede, gli stessi boschi, le stesse praterie, la stessa vita. Un giorno fortunato l’uomo trovò un cucciolo solo e decise di prenderlo con sé. Lo addomesticò insegnandoli cosa era giusto e cosa era sbagliato e dopo qualche tempo si ritrovò a vivere insieme a un cane. Gli anni passarono. L’uomo era un allevatore di pecore e il cane lo aiutava a badare al gregge tutto il giorno e tutta la notte, infaticabile e fedele. Non come quel traditore del lupo, che appena poteva uccideva gli agnelli. C’era una volta un lupo. Era un mostro orrendo, enorme, malvagio, con gli occhi infuocati e una fame insaziabile. Era un ladro, sporco e miserabile, e appena poteva mangiava vecchi e bambini in un sol boccone. Era capace di qualsiasi nefandezza: era la feccia, era il diavolo. L’uomo dimenticò i tempi in cui il lupo era un animale sacro da rispettare e al quale ispirarsi. Eppure da lui aveva imparato come cacciare e come muovere guerra ai nemici. L’uomo dimenticò qual era il proprio posto nel mondo, dimenticò chi era e da dove veniva, e dimenticò che i suoi cani erano figli di quella creatura libera e selvaggia, che ora gli appariva orribile. L’uomo voleva salvare le proprie pecore. E la propria anima, se possibile. Sognava di vivere in un mondo senza male e senza violenza, e non potendo cambiare se stesso identificò nel lupo una delle principali cause di quel male e di quella violenza, e lo sterminò in ogni modo possibile. C’era una volta un altro uomo. Comparve sulla Terra molti anni dopo. Un giorno, osservando per caso un branco di lupi artici, si accorse che il lupo non era un mostro orrendo ed egoista come lo dipingevano filosofi, scrittori, religiosi, pastori, agricoltori e cacciatori. Così si appostò su un’altura e con un ritrovato della tecnica di recente invenzione, il binocolo, si mise ad osservare una valle infestata da queste belve. Li osservò per anni e anni, con il sole, la pioggia, la neve, il gelo. L’uomo teneva duro, perché ciò che vedeva era bellissimo e incredibile. Dopo molti anni l’uomo tornò a casa, si sedette alla scrivania e scrisse due libri sui lupi. Ma vissero tutti felici e contenti?***
Lupi e uomini di Barry Lopez
Pubblicato negli Stati Uniti nel 1978, Lupi e uomini (Piemme, 2015, pp. 416, trad. di L. Dehò, 18 euro) è un saggio divulgativo dalla natura ibrida: dopo il primo centinaio di pagine dedicate all’ecologia, alla biologia e all’etologia del lupo grigio (soprattutto due sottospecie nordamericane e la sottospecie artica, i lupi più studiati), l’approccio scientifico si mischia, con uno stile denso, meditato e a tratti poetico, alla storia e al folklore. La parte finale del volume è dedicata alle opere, prevalentemente letterarie, che hanno protagonista il lupo, quasi sempre come “eroe” negativo. Il tutto è tenuto insieme dalla voce inconfondibile di Barry Lopez, in un’opera che è anche memoir.Non ancora trentenne, ma già gran viaggiatore, Lopez inizia una ricerca che lo occuperà per anni. Legge centinaia di libri e di documenti d’archivio, e viaggia nei luoghi dove i lupi vivono: quelli in cattività in grandi recinti, quelli liberi nella tundra, nella taiga, nelle praterie, fra Artico e America del Nord.
Il lupo è un animale gregario, che vive in branco. In Italia il branco è generalmente un gruppo famigliare composto da padre, madre e prole da 0 a 2 anni. Nel Grande Nord invece, dove le prede sono più grosse e i territori più ampi, i branchi sono più numerosi, ma sempre dominati da una coppia, definita alfa. «Ogni lupo solitario è un lupo solo a metà», scrive Luigi Boitani (Dalla parte del lupo, p. 34). I lupi sono specializzati nella predazione di animali di grossa taglia (da noi soprattutto ungulati come cinghiali e caprioli). Agiscono, come le orche, in modo raffinato e concertato, in piena sintonia con gli altri del branco, dove ogni individuo conosce alla perfezione il proprio ruolo, la parte che deve svolgere. Sono animali molto intelligenti, con sensi sviluppatissimi, in particolare odorato e udito. La loro intelligenza si manifesta in un’altra caratteristica peculiare, il linguaggio: complesso, visivo, che coinvolge il corpo dalla punta delle orecchie all’ultimo pelo della coda, e dove anche la voce ha un ruolo importante, attraverso uggiolii, ululati e abbai, in una continua affermazione e definizione dei ruoli all’interno del branco.
Lopez è un grande scrittore, e pur essendo fedele al metodo scientifico, si permette alcune suggestive libertà. Per esempio affronta il lupo da un punto di vista inconsueto: attraverso lo sguardo, la vita e le conoscenze dei nativi americani, degli eschimesi e di alcune tribù delle praterie del Nord: «Il fatto che molto di quanto sanno gli eschimesi sui lupi – e di cui parlano molto chiaramente in inglese, in termini da ventesimo secolo – debba ancora essere ancora scoperto dai biologi della fauna selvatica, rappresenta una singolarità della nostra era» [p. 104]. Sono, queste, pagine davvero importanti, che scavano a fondo e pongono l’immagine del lupo in un alone di mistero (un mistero forse simile a quello che avvolge i grandi cetacei, di cui sappiamo pochissimo). Un’altra convincente suggestione che l’autore introduce è il concetto di “conversazione di morte”, quell’istante cioè in cui preda e predatore si fissano in silenzio, immobili: «Penso che quello che traspare da tali sguardi sia uno scambio di informazioni tra predatore e preda capace di scatenare l’inseguimento o disinnescare la caccia all’istante (…) Da parte mia, intendo affermare che esiste qualcosa di più nella caccia di un lupo della semplice uccisione» [p. 83-84].Dalla parte del lupo di Luigi Boitani
Luigi Boitani, zoologo docente alla Sapienza di Roma e storica firma del mensile Airone negli anni Ottanta, distingue il lupo in due animali diversi: il lupo reale e il lupo fantastico inventato dagli uomini, e così è suddiviso anche il suo libro (con una forte predilezione per il primo lupo, anche in termini di pagine), pietra miliare della divulgazione scientifica italiana.Dalla parte del lupo (Giorgio Mondadori, 1986, pp. 270, fuori catalogo) è il risultato di 13 anni di studio sul campo (il primo in Italia in assoluto), principalmente in Abruzzo, nel massiccio della Maiella. Grazie al sostegno del Wwf-Italia, Boitani poté analizzare, da grande scienziato quale è, il lupo appenninico italiano (Canis lupus lupus) in natura, protagonista del suo libro insieme alle emozioni e alle difficoltà di una ricerca lunga, difficile, ma ricca di soddisfazioni. Iniziato nel 1972, il lavoro di Boitani e del suo staff diede risultati molto concreti: nonostante tutte le difficoltà burocratiche che incontrò (e che racconta in un’appendice), è grazie a Boitani e al suo progetto se in Italia il lupo divenne specie protetta: «nel 1976, precisamente il 22 novembre, riuscimmo a ottenere la protezione legale del lupo e il divieto dell’uso di bocconi avvelenati: era solo un decreto ministeriale, ma aveva effetto permanente (…). Da quella data comincia il recupero del numero di lupi in Italia: un aumento che è ancora in atto» [pp. 13-14]. Ed è così ancora oggi: i lupi sono in costante aumento, in Italia, come racconta questo articolo di Stefano Dalla Casa.
Alcune informazioni risultano datate e andrebbero aggiornate con una nuova pubblicazione, ma il cuore del libro rimane di grande interesse, anche per quei giovani curiosi di sapere come si fa una ricerca sul campo, agli albori, per esempio, della radiotelemetria (la tracciatura degli animali attraverso il radio-collare, in modo da sapere dove vanno i lupi, quando, come, quanto è vasto il loro territorio, quanti chilometri percorrono ogni giorno per procurarsi il cibo). Tutte informazioni che Boitani riporta con precisione, con una scrittura pratica e al tempo stesso calda, coerente con il proprio ruolo di zoologo che sta scrivendo un resoconto dettagliato, ma sincero e appassionato.
Dalla parte del lupo è un libro che segna un punto di partenza, in Italia, e come tale andrebbe letto, diffuso e salvaguardato, come i lupi italiani che ha contribuito a conoscere, e dunque a salvare. Una medaglia, due facce: se Lopez ha uno sguardo sconfinato e racconta di lupi e territori a noi lontani, Boitani ha un approccio da scienziato, e ci fa conoscere in profondità il nostro lupo e il nostro territorio.Per concludere
La storia del rapporto tra lupi e uomini è una storia di violenza, soprusi e ignoranza. Ma c’è anche, come abbiamo visto e come sappiamo, chi il lupo lo ama e lo rispetta. Incredibile a credersi, ma esistono anche pastori che sono felici dell’esistenza dei lupi, pastori che per proteggere le proprie pecore si sono muniti di una muta di cani, che spesso, in Italia, sono di razza pastore maremmano, particolarmente temuti dai lupi. Eppure ancora oggi tanti lo vedono come un animale nocivo da combattere, ed è esattamente ciò che fanno. Homo lupis lupus, l’uomo è un lupo per i lupi. Quella con cui abbiamo iniziato è una favola triste con un finale tutto sommato positivo. Il numero di lupi in Italia è in aumento. Ma il finale positivo non è definitivo, e non è un finale. Evidentemente c’è ancora molto da fare: il 30 aprile del 2016 il Wwf ha organizzato un flash mob in 10 città italiane (il primo di questo genere) per raccogliere fondi e sensibilizzare l’opinione pubblica sulle uccisioni incontrollate del lupo sul nostro territorio, ancora vittima di bracconaggio e bocconi avvelenati. Homo lupis lupus. L’uomo è un lupo per i lupi, ovvero, distaccandoci finalmente dall’accezione ecologicamente sbagliata di Hobbes, saggio, rispettoso e cosciente del proprio ruolo nell’equilibrio della natura, come gli autori dei due libri che abbiamo qui tentato di approfondire. Altri libri consigliati- Jiang Rong, Il totem del lupo (Oscar Mondadori, 2007, pp. 653, euro 12, poi rititolato L’ultimo lupo, euro 13): romanzo cinese ambientato negli anni Sessanta da cui Jean-Jacques Annaud ha tratto un film scarsamente fedele. Frutto di una lunga e reale esperienza dell’autore, è un romanzo morale piuttosto lento, ma molto interessante per l’ambientazione (Mongolia interna), la mentalità a noi estranea (ottusa burocrazia cinese contro saggi pastori nomadi mongoli) e per l’ecologia della prateria affrontata in modo profondo, compreso il rapporto tra uomini e lupi e tra lupi e prede. In più di un episodio legato alla caccia emergono aspetti del lupo che potremmo definire sacrali e rituali, come abbiamo visto in Lopez. Per esempio, il branco di lupi, prima di uccidere, traccia un cerchio perfetto nella neve, del diametro di una sessantina di metri, attorno alle prede [vedi pp. 118-121].
- Carmine Esposito, Il lupo (Franco Muzzio, 2007, pp. 127, euro 12. Presentazione di Luigi Boitani): breve, agile, ma non superficiale, è un utile saggio che compendia le conoscenze biologiche ed etologiche che abbiamo oggi del lupo (il testo occupa poco più di 70 pagine effettive, le restanti sono fotografie).
- Mark Rowlands, Il lupo e il filosofo (Oscar Mondadori, 2011, pp. 229, euro 10,50): interessante e appassionante memoir scritto da un insegnante gallese di filosofia negli Stati Uniti, che un giorno vede su un giornale un annuncio e senza accorgersene acquista un cucciolo di lupo, che diventerà enorme…