Aula di scienze

Aula di scienze

Persone, storie e dati per capire il mondo

Speciali di Scienze
Materie
Biologia
Chimica
Fisica
Matematica
Scienze della Terra
Tecnologia
I blog
Sezioni
Come te lo spiego
Science News
Podcast
Interviste
Video
Animazioni
L'esperto di matematica
L'esperto di fisica
L'esperto di chimica
Chi siamo
Cerca
Donne e STEM: falsi miti, nuove scoperte

Capacità cognitive? Nessuna differenza tra donne e uomini

Nel corso degli ultimi cinquant’anni sono ormai molteplici gli studi che confermano l’inesistenza di un gap cognitivo tra generi

leggi

Abbiamo già trattato dei risultati controversi degli studi di Simon Baron-Cohen e di come questi abbiano portato alla creazione del mito della differenza dei cervelli di uomini e donne. In questo articolo, invece, ci concentreremo sull’intelligenza e le capacità cognitive, un campo nel quale i pregiudizi non sono meno importanti che in quello delle differenze morfologiche del cervello maschile e femminile.

Stessa intelligenza

Nel 2000, lo psicologo sperimentale spagnolo Roberto Colom, assieme a un gruppo di colleghi, ha pubblicato sulla rivista Intelligence i risultati di uno studio che ha coinvolto oltre diecimila studenti dell’Università Autonoma di Madrid tra il 1989 e il 1995. Gli studenti sono stati sottoposti a un test di intelligenza, in particolare Colom e colleghi hanno misurato il cosiddetto g factor, un indicatore utilizzato in psicometria per valutare l’intelligenza e le capacità cognitive di chi lo compila. “g factor” sta per “general factor”, “fattore generale”, ed è usato proprio come uno degli standard per misurare l’intelligenza generale, valutando sia la capacità di risolvere problemi astratti che concreti.

I risultati presentati sono chiari fin dal titolo del paper di Colom: Negligible Sex Differences in General Intelligence, cioè “differenze trascurabili tra i sessi in termini di intelligenza generale”. Mediamente, in termini di intelligenza, non c’è una differenza significativa tra uomini e donne. Esiste un tentativo di sostenere la maggiore frequenza della genialità degli uomini in altro modo.

L’idea è quella di ipotizzare una maggiore variabilità all’interno del genere maschile rispetto a quello femminile. Mentre le donne si affollanno verso la media del gruppo, gli uomini avrebbero una frequenza maggiore di picchi (i geni). Questo salverebbe lo stereotipo di una maggior frequenza di individui maschili geniali rispetto alle donne, nonostante la media tra i due gruppi possa rimanere grossomodo la stessa.

Il rovescio della medaglia è che bisogna ammettere anche l’esistenza di una maggior frequenza di picchi negativi, ovvero una quantità di uomini poco intelligente maggiore delle donne. Nulla di tutto questo si riscontra negli studi che presentiamo.

Nel 2015, un paper pubblicato su Science da Sarah-Jane Leslie (Princeton University) e Andrei Cimpian (Università dell’Illinois) spiegava almeno in parte che l’attribuzione di maggior genialità agli uomini facesse parte di uno stereotipo di genere. Il team di ricerca ha chiesto agli accademici di trenta discipline diverse se ritenevano che essere uno studioso o una studiosa nel loro settore richiedesse una qualche attitudine speciale. I risultati mostrano chiaramente che nella disciplina in cui chi rispondeva al questionario pensava che fosse necessario una qualche forma di talento innato erano presenti meno donne. Al contrario, laddove fosse ritenuto necessario un grosso impegno, la presenza di donne era più alta. Talento innato come parente della genialità e, quindi, attribuito al genere maschile.

Uno sguardo allargato

Sul fronte delle capacità mentali di uomini e donne, gli studi di Simon Baron-Cohen hanno stimolato una serie di ulteriori ricerche. Nel 1974, per esempio, due ricercatrici statunitensi, Eleanor Maccoby e Carol Nagy Jacklin hanno pubblicato un libro, The Psychology of Sex Differences (La psicologia delle differenze dei sessi). Tra gli argomenti affrontati c’è proprio quello dell’intelligenza. Analizzando gli studi a disposizione fino ad allora, le due psicologhe hanno potuto concludere che c’è meno differenza tra uomini e donne di quanta non ce ne sia all’interno del gruppo degli uomini o in quello delle donne.

Nel 2010, un’altra ricercatrice, la neuroscienziata Melissa Hines dell’Università di Cambridge, ha ripetuto lo studio concludendo che se le differenze tra uomini e donne esistono in termini di capacità motorie, visualizzazioni spaziali, abilità matematiche, fluidità verbale e nell’ampiezza del vocabolario, queste sono talmente sottili da non essere rilevabili statisticamente.

I risultati confermano un altro studio, condotto dal Janet Shibley Hyde dell’Università del Wisconsin a Madison (USA). Nel 2005 ha condotto una ricerca su una lunga serie di caratteristiche psicologiche e fisiche di uomini e donne di diverse età e ha compilato una tabella lunga oltre tre pagine che ne riassume i risultati. In questa grande tabella, l’unica differenza significativa tra uomini e donne è riscontrabile nella distanza del lancio di oggetti e nel salto in alto. Per tutte le altre variabili, comprese quelle sulle capacità cognitive, non si riscontrano differenze significative.