Vietare il commercio di animali selvatici
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato una guida per la riduzione del rischio associato alla vendita di animali selvatici nei mercati tradizionali. All’interno sono suggerite una serie di azioni: la prima è emanare norme di emergenza temporanee per sospendere la vendita di fauna selvatica in questi mercati. Misure del genere non sono una novità. Nel 2007 l’Unione Europea aveva vietato l’importazione di volatili a seguito dell’epidemia di influenza aviaria causata dal virus H5N1, mentre in Cina l’epidemia di SARS del 2002-2003 aveva portato a un divieto di caccia, vendita, trasporto ed esportazione di animali selvatici, revocato però al termine dell’emergenza sanitaria. Con la pandemia di COVID-19, la Cina ha vietato il commercio e il consumo di specie selvatiche e l’allevamento di specie selvatiche terresti a scopi alimentari. Questa decisione (che non si sa ancora se sarà permanente) è stata inoltre accompagnata da una revisione della lista delle specie protette, che ha elevato al massimo grado di tutela il pangolino (indagato come possibile ospite intermedio di SARS-CoV-2) e lo zigolo dal collare, due animali a rischio critico di estinzione, soprattutto a causa della caccia a scopo alimentare. Alcuni esperti, tuttavia, temono che queste restrizioni possano incrementare il mercato illegale. Un altro forte timore è per le conseguenze economiche: sebbene in Cina il consumo di fauna selvatica non sia una necessità, l’allevamento impedisce a molti allevatori di finire nella povertà. Il governo cinese ha previsto una serie di misure di sostegno, ma è difficile sapere se saranno sufficienti.La perdita degli habitat
Limitare il commercio di animali selvatici, inoltre, non risolve il problema alla radice. Per riuscire a mitigare il rischio di trasmissione di patogeni è necessario fermare la deforestazione e l’urbanizzazione che causano il degrado o la perdita di habitat essenziali per molti animali. Le specie che non soccombono si trovano ad avere popolazioni più dense, concentrate in un areale ridotto, dove la circolazione di patogeni è facilitata, mentre gli insediamenti umani risultano più a contatto con animali che possono veicolare patogeni pericolosi. Inoltre, gli studi suggeriscono che la modifica degli ambienti naturali favorisca proprio le specie portatrici di zoonosi.L’origine delle zoonosi e i fattori ambientali che facilitano la trasmissione di patogeni fra gli animali e gli esseri umani.