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Speciale Antropocene

La perdita degli equilibri ambientali: il cinipide del castagno

Un insetto invasivo ha causato un danno ambientale che è stato riparato grazie alla lotta biologica, ma l’aumento delle temperature è un problema

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Le specie aliene o alloctone sono specie viventi (animali, piante, funghi) che più o meno per caso vengono introdotte in un ambiente diverso da quello di origine e portano alla rottura degli equilibri naturali preesistenti. Nel nuovo ambiente queste specie possono non trovare predatori o parassiti in grado di limitare il loro sviluppo e spesso hanno caratteristiche che li rendono più adatti a sopravvivere rispetto alle specie autoctone. In questo modo portano a una diminuzione delle specie locali e, spesso, a danni al paesaggio e alle coltivazioni.

L’esempio più classico è quello dello scoiattolo grigio nordamericano (Sciurus carolinensis) che è più grande e più forte dello scoiattolo rosso comune (Sciurus vulgaris) e che lo sta sostituendo nei boschi dell’Europa continentale. Ma i casi sono moltissimi: la testuggine palustre americana (Trachemys scripta), il pesce gatto africano (Ameiurus melas), il giacinto d’acqua (Eichhornia crassipes) e tanti altri. Tra questi ci sono anche degli insetti.

Uno di questi è il cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus kuriphilus), un imenottero originario della Cina. È considerato l’insetto più nocivo per il castagno a livello mondiale, perché è in grado di portare a un veloce deperimento le piante attaccate. L’infestazione influisce negativamente sullo sviluppo delle gemme, che si trasformano in galle (da qui l’aggettivo «galligeno») a causa della deposizione delle uova del cinipide.

L’arrivo e l’effetto di una specie invasiva

Il cinipide produce una generazione all’anno e la riproduzione avviene per partenogenesi telitoca, cioè l’uovo non è fecondato e la discendenza è composta solo da femmine. Durante l’estate ogni femmina adulta depone fino a 150 uova di circa 0,1 mm di diametro nelle gemme del castagno. Queste rimangono asintomatiche per tutto l’inverno, ma nella primavera successiva si evolvono in galle, a causa della presenza delle larve fuoriuscite dalle uova.

All’interno di ogni galla si possono osservare diverse cellette che ospitano un individuo ciascuna e la dimensione della galla è proporzionale al numero di celle che ospita. Lo sfarfallamento, cioè la fuoriuscita delle femmine dalle galle, avviene tra metà di giugno e inizio di agosto, a seconda delle condizioni climatiche e delle aree geografiche. Gli adulti vivono pochi giorni e non si nutrono, ma cercano nuove gemme in cui deporre le uova.

La presenza delle galle comporta evidenti riduzioni sia nella crescita sia nella produzione di frutti delle piante colpite. Le perdite di produzione possono variare dal 30% al 60%, raggiungendo anche picchi dell’85% in caso di altri stress ambientali, come forti piogge o siccità. L’insetto non è in grado di uccidere una pianta, ma la indebolisce al punto da renderla più sensibile all’attacco dei funghi, con la comparsa di ferite dovute al cancro corticale.

In Cina, suo paese d’origine, il cinipide galligeno non è mai stato considerato un insetto invasivo perché non è mai stato particolarmente dannoso per i boschi di castagno. A limitarne gli effetti è la presenza di altre specie autoctone in grado di contenerne la diffusione. Ma quando ha varcato i confini di altri paesi, non ha trovato limitatori naturali in grado di contenerlo, quindi si è riprodotto e diffuso, provocando ingenti danni in breve tempo.

Dalla Cina è stato accidentalmente introdotto in Giappone nel 1941, in Corea nel 1958, negli Stati Uniti d’America nel 1974 e in Nepal nel 1999. La sua presenza in Europa è stata segnalata per la prima volta nel 2002 in provincia di Cuneo (in Piemonte). A causarla è stata l’importazione di piante infestate, che nascondevano le larve all’interno delle gemme. Liberato nell’ambiente, l’insetto si è velocemente diffuso in tutta Italia e in molti altri Paesi europei.

Strategie adottate per il contenimento del cinipide

A differenza delle altre specie afferenti alla famiglia dei cinipidi, che causano galle a carico di piante del genere Quercus, D. kuriphilus colpisce esclusivamente il genere Castanea, tra cui il la specie europea Castanea sativa.

Il castagno riveste una considerevole importanza in Italia e in Europa, sia a livello economico sia per la valenza paesaggistica e di difesa ambientale. L’Italia è, infatti, uno dei maggiori produttori al mondo di castagne, dietro a Cina, Spagna, Bolivia, Turchia e Corea del Sud. I castagneti sono parte della tradizione agricola di molte regioni italiane e sono cruciali per il mantenimento della biodiversità locale. Per questi motivi, quando il danno causato dall’insetto è stato evidente, si è manifestata l’urgenza di sviluppare in tempi rapidi delle azioni efficaci per limitare la sua diffusione.

In Giappone erano stati fatti diversi tentativi: impiego di varietà resistenti, uso di trattamenti chimici, rilascio di un antagonista naturale. Quest’ultimo si è rivelato l’unico efficace, grazie a un programma di lotta biologica che ha impiegato l’insetto imenottero Torymus sinensis, sempre di origine cinese.

Con lotta biologica intendiamo l’uso di agenti biotici – insetti, funghi, virus, batteri, nematodi – per portare le popolazioni di organismi potenzialmente dannosi al di sotto della soglia economica di danno. In pratica, nell’ambiente in cui si è diffusa una specie aliena che sta causando dei danni, viene introdotta una seconda specie (sempre aliena) con l’obiettivo di contenere il danno e tenere sotto controllo la situazione. L’obiettivo non è eliminare del tutto la specie invasiva, ma arrivare a un nuovo equilibrio ambientale.

Le regole della lotta biologica

La diffusione di Torymus sinensis è avvenuta con il metodo propagativo: l’imenottero è un parassitoide, cioè un insetto che, allo stadio di larva, si nutre del cinipide galligeno e lo porta alla morte. Il suo ciclo vitale è simile a quello dell’antagonista naturale: l’adulto sfarfalla in primavera e vive per circa un mese. In questo periodo si nutre e si accoppia. Dopo l’accoppiamento la femmina depone circa 70 uova nelle galle che si sono sviluppate sui castagni. Quando l’uovo schiude, la larva si nutre della larva del cinipide e durante l’inverno s’impupa all’interno della celletta larvale ormai vuota.

I primi rilasci del parassitoide T. sinensis sono avvenuti a partire dal 2005 in provincia di Cuneo, in quelle stesse zone da cui era partita l’infestazione del cinipide galligeno del castagno. Anche in questo caso la diffusione è avvenuta grazie all’arrivo di galle parassitizzate direttamente dal Giappone.

I risultati ottenuti sono stati positivi: a distanza di 7-8 anni dai primi rilasci di T. sinensis, il numero di galle del cinipide è risultata estremamente bassa e lo stato vegetativo dei castagni è tornato a essere ottimo. Se guardiamo l’andamento delle due popolazioni di imenotteri, vediamo che seguono un andamento simile, a testimonianza della riuscita della lotta biologica.

Su queste basi è stato redatto un dettagliato protocollo d’attuazione della lotta biologica, con lo scopo di fornire tutte le indicazioni utili per la diffusione del parassitoide, dalla raccolta delle galle alla fase di rilascio in pieno campo.

Su richiesta di molte Regioni italiane, nel 2012 il MiPAAF (Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, oggi chiamato MASAF o Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste) ha finanziato un progetto nazionale di lotta biologica che ha previsto il rilascio diretto del parassitoide in numerosi siti di pieno campo sulla base delle linee guida riportate nel protocollo. Sulla base dei risultati ottenuti in Italia, i rilasci del parassitoide sono stati eseguiti, e in alcuni casi sono tutt’ora in corso, in diversi Paesi europei, tra cui Francia, Grecia, Portogallo, Regno Unito e Spagna.

Nel corso degli anni è stato possibile accertare l’adattamento di altri insetti parassitoidi che si trovano normalmente sul territorio italiano. Queste specie sono, però, legate ad altri cinipidi galligeni che attaccano le querce. Dalle ricerche è emerso che, a distanza di 20 anni dall’introduzione del cinipide galligeno del castagno, nessuna di queste è in grado di contenerne la diffusione e quindi ancora oggi è fondamentale la presenza di T. sinensis.

Gli effetti dannosi del cambiamento climatico

L'agente di controllo biologico T. sinensis rappresenta uno degli esempi più attuali di maggior successo di applicazione di programmi di lotta biologica propagativa. Tuttavia, di recente, è stata registrata un'insolita presenza di galle in alcuni castagneti dell’Italia settentrionale, nonostante la presenza di T. sinensis. Specifiche indagini sono state condotte nel periodo 2018-2022 in due tipologie di castagneti: non critici, cioè con una trascurabile presenza di galle, e critici, cioè con un’elevata presenza di galle localizzate sulle gemme. In ogni castagneto è stata valutata la presenza e lo sviluppo di T. sinensis ed è stato monitorato l’andamento della temperatura.

Nei siti non critici la presenza di T. sinensis negli anni è risultata nella norma (77-99%), mentre nei siti critici la presenza è risultata in costante calo, con valori inferiori al 50% nel biennio 2021-2022. Nel periodo 2019-2022, la temperatura media registrata nei siti critici è risultata superiore a quella dei siti non critici: a gennaio è stata più alta di 2,72 °C e a febbraio è stata più alta di 2,34 °C. Inoltre, nei siti critici è stato osservato un anticipo dello sfarfallamento di T. sinensis (fine febbraio-inizio marzo), quando le galle non si sono ancora manifestate sui castagni.

Questi risultati suggeriscono che le temperature invernali giochino un ruolo fondamentale e possano determinare un'asincronia tra lo sfarfallamento di T. sinensis e la presenza delle larve di D. kuriphilus, con possibili ripercussioni negative sull’efficacia del parassitoide. Ulteriori indagini sono in corso per capire se questo evento stia aumentando di rilevanza o se sia stato un evento localizzato.

Altre storie di lotta biologica

Attualmente l’importazione di insetti esotici è vietata dalla legislazione italiana. In particolar modo, l’articolo 12 del DPR 8 settembre 1997, n. 357 vieta l’introduzione di qualunque organismo esotico, anche se utile, come nel caso dei limitatori naturali. La legge è stata modificata nel 2019, con un decreto che ha fissato i criteri per chiedere una deroga al Ministero della Transizione Ecologica (MiTE). L’iter autorizzativo dipende strettamente dalla valutazione del rischio, dalle motivazioni della richiesta e dell’impatto positivo previsto sulle diverse realtà territoriali.

Recentemente, è stato quindi possibile moltiplicare in laboratorio e rilasciare in pieno campo in alcune regioni italiane due parassitoidi per il contenimento di insetti in ambito agrario: la vespa samurai (Trissolcus japonicus) per il contenimento della cimice asiatica (Halyomorpha halys) e il parassitoide Ganaspis brasiliensis per il contenimento del moscerino dei piccoli frutti (Drosophila suzukii).

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Andamento delle popolazioni del cinipide galligeno Dryocosmus kuriphilus (in blu) e del parassitoide Torymus sinensis (in verde).

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Femmina adulta di Dryocosmus kuriphilus in prossimità di una gemma di castagno (immagine: DISAFA)

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Ciclo biologico di Torymus sinensis, con l’indicazione degli stadi in corrispondenza dei mesi dell’anno (immagine: DISAFA)

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Ciclo biologico del cinipide galligeno del castagno, Dryocosmus kuriphilus, con l’indicazione degli stadi in corrispondenza dei mesi dell’anno.

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In Europa il cinipide galligeno del castagno è ormai comune, ma ci sono paesi in cui è molto diffuso (Italia, Francia, Slovenia) e altri in cui la sua presenza è ancora limitata (Spagna, Turchia, Regno Unito). I dati aggiornati sono disponibili sul sito della European and Mediterranean Plant Protection Organization (EPPO).