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Speciale Antropocene

A Zanzibar piccole azioni per un grande cambiamento

Rispetto degli ecosistemi, pulizia delle spiagge, economia sostenibile sono solo alcune iniziative ambientali attive nell’arcipelago a largo della Tanzania

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A Jambiani, un villaggio di pescatori sulla costa sud-orientale di Unguja, la maggiore delle isole dell’arcipelago di Zanzibar, un gruppo di persone si è attivato per affrontare due delle sfide più urgenti della nostra epoca: la gestione dei rifiuti e gli effetti del cambiamento climatico.

La gestione sostenibile dei rifiuti rappresenta un problema in tutto il mondo ma diventa particolarmente complessa in quelle aree dove mancano infrastrutture adeguate per la raccolta e lo smaltimento dell’immondizia, e dove non c’è ancora la consapevolezza che oggi i rifiuti non sono più solo materiale biodegradabile che il mare porta via. Plastica, vetro, lattine e altri prodotti d’uso quotidiano hanno bisogno di essere smaltiti correttamente per non inquinare l’ambiente. Il fatto poi che Jambiani sia una meta turistica in forte crescita non fa che amplificare questo problema.

Pur avendo interessi e risorse diverse, gli abitanti di Jambiani impegnati in questa causa sono uniti da una consapevolezza comune: il benessere del nostro Pianeta dipende dalle azioni quotidiane di ognuno. Da questa consapevolezza sono nate numerose iniziative per sensibilizzare residenti e turisti sull’importanza di raccogliere i rifiuti, e non buttarli in mare o nella shamba, cioè nei terreni inutilizzati dell’entroterra. Purtroppo, le discariche illegali a cielo aperto sono una triste realtà diffusa in tutta l’isola. È sufficiente allontanasi qualche chilometro dalle case con i tipici tetti in makuti per imbattersi in cumuli di rifiuti abbandonati tra le macchie di vegetazione che circondano la foresta.

L’importanza di insegnare il riciclo nelle scuole

Ci sono diversi progetti nelle scuole primarie di Jambiani per insegnare ai più piccoli l’importanza del riciclo, soprattutto quello della plastica. Vengono svolte regolarmente lezioni su questi temi e sull’importanza di preservare lambiente. Sui muri delle scuole si trovano spesso disegnati dei murales in cui schematicamente si mostra come utilizzare i contenitori per la raccolta differenziata. Ogni giorno, prima di iniziare le lezioni, studenti e studentesse puliscono gli spazi comuni della scuola, dividendo i rifiuti e conferendoli in appositi contenitori che poi saranno portati al centro di raccolta. Queste attività possono sembrare di poco conto viste con un occhio abituato al concetto di “raccolta differenziata”. Ma qui, dove capita ancora di vedere piccoli roghi di immondizie davanti alle case perché si è sempre fatto così, questi progetti servono a creare consapevolezza nelle nuove generazioni, in modo che possano essere loro la chiave che innesca un cambiamento positivo nelle famiglie del villaggio.

I clean-up della spiaggia e delle strade di Jambiani

La comunità si è poi tirata su le maniche e ha messo in pratica una serie di azioni per tradurre le intenzioni in qualcosa di concreto. La pulizia delle spiagge e delle strade di Jambiani è una di queste. Diverse associazioni organizzano regolarmente dei clean-up. Tutti possono partecipare a queste attività, turisti compresi. E può essere un’esperienza davvero formativa: toccando con mano la quantità di rifiuti raccolti viene spontaneo ripensare al proprio stile di vita.

A queste attività si unisce quella dei Beach Cleaner, due ragazzi del luogo che ogni mattina percorrono tutta la spiaggia di Jambiani per raccogliere le immondizie. Bottiglie di plastica, lattine, sacchi vuoti di cemento, reti, ciabatte sono solo alcune delle cose che quotidianamente il mare riversa sul bagnasciuga. L’attività dei Beach Cleaner è promossa e sostenuta da un gruppo di albergatori che ha deciso di investire in alcuni progetti dedicati alla conservazione dell’ambiente e all’empowerment dei residenti di Jambiani.

In questo video realizzato da DooG Reporter si racconta come la comunità di Jambiani si sia mobilitata per per far crescere la consapevolezza ambientale ed evitare che le immondizie invadano il villaggio e la spiaggia:

Dare nuova vita agli oggetti di scarto

Accanto alla raccolta dei rifiuti si sono sviluppate diverse attività di recycling e upcycling. In particolare, il riutilizzo creativo (upcycling) coinvolge direttamente la comunità locale. Diversi sarti di Jambiani, infatti, prestano la propria opera per trasformare i sacchi vuoti di cemento recuperati dalla spiaggia o lungo le vie del villaggio in colorate borse, zainetti, portafogli o in oggetti utili alle attività alberghiere come, per esempio, cesti per la biancheria o porta menù. Con maestria e utilizzando una macchina da cucire a pedale uniscono stoffe e colori per creare qualcosa di unico. Altri artigiani, invece, creano nuovi oggetti assemblando i tappi delle bottiglie di plastica. Altri ancora utilizzano le bottiglie di vetro per creare delle lampade. La creatività, qui, non manca.

Allevare spugne per promuovere la parità di genere e proteggere gli oceani

Nel febbraio del 2024 è nata formalmente la prima cooperativa indipendente di sponge farmer (allevatrici di spugne) di Jambiani. Si chiama Ushirika wa Wakulima wa Sponji Zanzibar. I membri sono tutte donne, la maggior parte madri single. Donne che, insieme alla ONG Marine Cultures, sono riuscite a raggiungere l’indipendenza economica, arrivando anche a comprare una casa per sé e per i propri figli. Il tutto attraverso un’attività sostenibile dal punto di vista ambientale.

L’idea di allevare le spugne lungo questa parte della costa di Unguja nasce nel 2009, quando Christian Vaterlaus e Connie Sacchi fondano Marine Cultures. L’obiettivo è offrire alle donne di Jambiani l’opportunità di essere economicamente indipendenti e, contemporaneamente, contribuire a proteggere le risorse naturali di questa area. Molte delle donne coinvolte in questo progetto, prima erano coltivatrici di alghe, un’attività molto diffusa sull’isola fin dagli anni Novanta del secolo scorso. Si stima che nel periodo d’oro della coltivazione delle alghe a Zanzibar fossero oltre 20 mila le donne che lavoravano in questo settore. Purtroppo, a causa dell’aumento delle temperature dell’Oceano Indiano, dei venti più forti e delle precipitazioni irregolari, la resa e la qualità delle alghe sono crollate, con un calo del 47% della produzione di alghe a Zanzibar, tra il 2002 e il 2012.

Le spugne di mare (phylum Porifera) sono organismi animali pluricellulari, sessili, che si nutrono filtrando particelle organiche presenti nell’acqua. Contrariamente alle alghe, le spugne tollerano meglio temperature più calde, sono economicamente molto più redditizie e non c’è bisogno di grandi capitali per iniziare ad allevarle. Inoltre, filtrano dall'acqua inquinanti come liquami e pesticidi, arricchiscono i fondali rilasciando grassi e aminoacidi che altri organismi possono utilizzare per nutrirsi, e hanno un ruolo chiave nella lotta contro i cambiamenti climatici per la loro capacità di regolare il ciclo del carbonio nell’oceano. Infine, le spugne naturali rappresentano una valida alternativa ecologica alle spugne sintetiche che possono contenere microplastiche e danneggiare così la vita acquatica.

Vista la capacità di questi allevamenti di contribuire a ridurre lo stress sugli ecosistemi costieri, Marine Cultures ha in programma di creare insieme alle comunità locali nuove sponge farm in altre aree di Zanzibar, in particolare sull'isola di Pemba, e a Kigombe, in Tanzania.

In questo video realizzato da DooG Reporter si racconta la vita nella Sponge Farm di Jambiani:

Proteggere i coralli

Un’altra attività portata avanti da Marine Cultures è la protezione delle barriere coralline e la loro riforestazione. La salute delle barriere coralline è indispensabile per la sopravvivenza di interi ecosistemi perché costituiscono un’mportante fonte di nutrimento per la vita marina. Le barriere coralline di Zanzibar sono gravemente minacciate dai cambiamenti climatici, dalla pesca eccessiva, dall'inquinamento, dai danni provocati dalle ancore delle imbarcazioni di diporto e da un certo tipo di turismo.

Nel 2024 l’aumento della temperatura dell’oceano insieme al fenomeno di El Niño hanno provocato lo sbiancamento dei coralli su scala globale. Una evento di queste dimensioni non accadeva dal 1998. Episodi come questo pongono nuove e difficili sfide per chi si occupa della riforestazione di questi ambienti. Se le temperature dell’oceano continueranno ad aumentare, molto probabilmente tutte le barriere coralline vicine alla superficie scompariranno. A sopravvivere saranno solo quelle che si trovano in profondità, dove l’acqua rimane a una temperatura adeguata per la vita dei coralli.

Nella laguna di fronte a Jambiani, Marine Cultures ha creato un vivaio di coralli, una sorta di nursery dove far crescere giovani coralli da impiegare nella riforestazione della barriera corallina nei punti in cui si è danneggiata. Oltre a questo, Marine Cultures promuove attività e progetti di sensibilizzazione. Aumentare la consapevolezza delle comunità e delle autorità locali sull'importanza di preservare in salute le barriere coralline è infatti indispensabile se si vuole garantire la protezione di questo delicato ecosistema.

immagine di copertina: Gabriele Orlini

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Jambiani è un villaggio di pescatori sulla costa sud-orientale di Unguja, l’isola maggiore dell’arcipelago di Zanzibar (immagine: Gabriele Orlini)

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Le spugne svolgono un ruolo chiave nella lotta contro i cambiamenti climatici (immagine: Gabriele Orlini)

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La laguna di Jambiani (immagine: Gabriele Orlini)

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Oltre a occuparsi di nuovi progetti, Marine Cultures continua a supportare il lavoro delle allevatrici di spugne (immagine: Gabriele Orlini)

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La cura quotidiana della farm è indispensabile per garantire il benessere delle spugne (immagine: Gabriele Orlini)

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A Jambiani vengono regolarmente organizzati dei clean-up del villaggio (immagine: Gabriele Orlini)

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La Sponge Farm di Jambiani (immagine: Gabriele Orlini)

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Ogni giorno le allevatrici di spugne si recano nella farm avvolte nei loro kanga colorati ed equipaggiate con secchi, reti, boccagli e maschera da snorkeling (immagine: Gabriele Orlini)

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