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Il cuore

Malattie del cuore e dei suoi vasi

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Un evento estremamente frequente, e di solito innocuo, che può essere provocato dall’eccessiva stanchezza, dall’assunzione di alcol o dal fumo, è la sensazione di avvertire la mancanza di un battito. Questo fenomeno viene detto extrasistole e si verifica quando il cuore si contrae fuori tempo a causa di una scarica elettrica che si genera in una sede diversa dal nodo senoatriale.

Un difetto nella produzione o nella diffusione dell’impulso elettrico provoca delle irregolarità nelle pulsazioni, il cui numero può diminuire o aumentare in maniera eccessiva. Si parla in questo caso di aritmia. Se il nodo senoatriale non riesce a produrre o a trasmettere l’impulso in maniera corretta, o il sistema di conduzione che porta l’impulso dagli atri ai ventricoli si blocca, si ha come conseguenza un notevole rallentamento del battito cardiaco, noto col nome di bradicardia, o addirittura un suo arresto per alcuni secondi con perdita di coscienza. Tali condizioni possono essere corrette con l’impianto di un pacemaker artificiale che, inserito nel torace, invia al cuore impulsi elettrici che regolarizzano il battito cardiaco. In caso di arresto cardiaco, causato per esempio da un trauma o da una scarica elettrica, è possibile talvolta riattivare la circolazione dando un pugno molto forte sul torace; in tal modo, infatti, si può far ripartire il pacemaker e quindi l’attività cardiaca.

Quando il battito cardiaco accelera la sua frequenza superando le cento pulsazioni al minuto, si parla di tachicardia. La tachicardia può essere dovuta a un’accelerazione della produzione di impulsi da parte del nodo senoatriale; ciò può avvenire come normale risposta del cuore a una maggior richiesta di sangue da parte dell’organismo (in occasione, per esempio, di uno sforzo fisico) o per affrontare una situazione di ansia e di paura oppure per un aumento della temperatuta corporea. Altre volte la tachicardia può essere provocata da rapide scariche di impulsi elettrici in partenza dagli atri o dai ventricoli; in tal caso può accadere che la tachicardia si trasformi in fibrillazione ventricolare, una condizione in cui gli impulsi elettrici prodotti non riescono a provocare una corretta coordinazione dei ventricoli ed è possibile che si verifichi un arresto cardiaco.

Al cuore arrivano, attraverso la corrente sanguigna, anche virus e batteri; gli streptococchi, in particolare, possono insediarsi e provocare infezioni cardiache riguardanti le membrane che rivestono il cuore, il tessuto muscolare o le valvole. Tali infezioni provocano insufficienza cardiaca, per cui il cuore non è più in grado di soddisfare le esigenze nutritive dell’organismo. Si spiegano così la mancanza di forze, una maggiore predisposizione a stancarsi facilmente e, nei casi gravi, sintomi cerebrali quali cefalea, difficoltà di concentrazione e confusione, ma anche ansia e insonnia. All’insorgere dei primi sintomi entrano in gioco meccanismi compensatori che consentono per un certo periodo di far fronte alle necessità, ma possono danneggiare ulteriormente il cuore. Complicazioni dovute alla miocardite, alla pericardite e all’endocardite potrebbero derivare dal distacco di materiale infiammatorio (con formazione di emboli), dalla formazione di un tessuto cicatriziale non elastico o dalla raccolta di liquido attorno al miocardio, eventi che possono impedire il corretto riempimento del cuore.

Le patologie a carico delle valvole sono responsabili dei soffi cardiaci. Se una valvola non si chiude correttamente il sangue può in parte tornare indietro; se invece non si apre abbastanza ostacolando il passaggio del sangue, ci troviamo di fronte a una stenosi. Le forme più importanti di soffi cardiaci sono quelle che colpiscono le valvole della metà sinistra del cuore, la mitrale e l’aortica. È possibile che una persona abbia un leggero soffio al cuore senza rendersene conto per tutta la vita.

Quando le dimensioni di una ostruzione aumentano tanto da bloccare, o quasi, il flusso sanguigno in un’arteria, si può avere un’ischemia, una patologia dovuta al fatto che un organo riceve una quantità di sangue, e quindi di ossigeno, insufficiente alle proprie esigenze. Un’ischemia transitoria delle coronarie si manifesta spesso come angina pectoris, che colpisce soprattutto gli uomini fra i 50 e i 60 anni. Il disturbo più tipico è la comparsa di una sensazione di peso, di oppressione o di fastidio. Il sintomo, che tende inizialmente ad aumentare d’intensità per poi attenuarsi e scomparire nell’arco di pochi minuti (di solito da 1 a 5), è in genere scatenato da uno sforzo fisico o da un’emozione, e tende a risolversi con il riposo.

Se l’ostruzione delle coronarie non è solo transitoria, si ha l’infarto del miocardio: la zona a valle dell’occlusione rimane senza ossigeno, il tessuto muscolare cardiaco subisce un danno irreversibile che porta alla morte per necrosi di quella regione cardiaca. L’estensione dell’area di cuore necrotica determina l’intensità e la gravità dei sintomi: il dolore è accompagnato da sudorazione, nausea, vomito, ansia e tremori. Quando il danno al miocardio è troppo esteso si può ricorrere al trapianto di cuore (figura A), che comunque è anche oggi una tecnica molto delicata. Il primo trapianto di cuore da uomo a uomo fu eseguito a Città del Capo (Sudafrica) nel 1967 dal cardiochirurgo Christian Barnard; il primo cuore artificiale senza fili esterni è stato impiantato nel 2001 negli Stati Uniti.

Un cuore umano viene conservato nel ghiaccio in attesa di essere trapiantato.