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Intelligenza artificiale

Conoscere i dati per progettare il futuro

Intervista a Francesco Cipriani e Vincenzo Maritati, a cura di Gianluca Dotti

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Immagine di copertina per gentile concessione di Francesco Cipriani e Vincenzo Maritati

L’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatizzato dovranno diventare uno strumento a diffusione sempre più ampia, per generare innovazione e progresso, tanto economico quanto sociale. In un mercato del lavoro che ricerca sempre più di frequente la figura dello scienziato dei dati (il data scientist), gli ingegneri informatici Francesco Cipriani e Vincenzo Maritati hanno collaborato – rispettivamente come Ceo e responsabile della didattica – alla creazione della startup Data Masters, una realtà che si occupa di formazione avanzata per contribuire a colmare quel ritardo di competenze che riguarda le discipline stem e in particolare la cultura del dato, intesa come raccolta, utilizzo e valorizzazione dell’informazione. La finalità è evidente: trovare nuove soluzioni a problemi complessi grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale permette di guadagnare un vantaggio competitivo e di promuovere l’evoluzione tecnologica delle aziende e non solo, a beneficio dell’intera società.

INDICE

  • Parliamo di intelligenza artificiale con Francesco Cipriani e Vincenzo Maritati
  • Quali sono le competenze più importanti nel vostro lavoro?
  • E che altro?
  • Cosa apprezzate di più della vostra attività lavorativa?
  • Serve una predisposizione, o addirittura una vocazione, per lavorare nel vostro ambito?
  • Come si svolge la vostra attività lavorativa nella quotidianità?
  • Quali sono le principali difficoltà che avete incontrato?
  • Qual è il ruolo del data scientist nel mondo del lavoro?

Parliamo di intelligenza artificiale con Francesco Cipriani e Vincenzo Maritati

Quali sono le competenze più importanti nel vostro lavoro?

Vincenzo Maritati – Al primo posto metterei senz’altro la padronanza degli strumenti tecnologici e degli algoritmi di intelligenza artificiale, per essere in grado di valutare gli scenari di riferimento. Ma sono fondamentali anche le capacità comunicative, per riuscire a trasferire le conoscenze e condividere in maniera chiara e propositiva i risultati ottenuti. Anche se a volte la figura del data scientist viene percepita come asettica, in realtà mi piace dire che è quasi un’artista, perché deve essere in grado di valutare un problema nella sua complessità e trovare soluzioni con gli strumenti tecnologici a disposizione, combinando creatività, estro e capacità di visione. Per esempio, l’esperto di dati deve essere in grado di individuare il lato nascosto delle informazioni e cercare – con l’aiuto dell’intelligenza artificiale – di migliorare la gestione delle risorse, l’efficienza e il valore sociale.

E che altro?

Francesco Cipriani – È necessario avere anche il giusto atteggiamento mentale, valutando opportunamente gli strumenti e le conoscenze da utilizzare per risolvere un dato problema. La conoscenza serve, ma di per sé non è sufficiente: occorre avere grande padronanza dei mezzi utilizzati e la capacità di valutazione globale. Questo anche per non tralasciare gli aspetti – irrinunciabili – relativi all’etica.

Cosa apprezzate di più della vostra attività lavorativa?

Francesco Cipriani – Oltre alle enormi soddisfazioni quando facciamo delle docenze, è molto bello mettersi in gioco, sperimentando nuovi approcci e combinando assieme idee e metodologie di lavoro differenti. Anche la continua evoluzione dei metodi di lavoro e la flessibilità richiesta rendono stimolante l’attività lavorativa: non ci si annoia mai, perché si deve sempre cercare di anticipare le nuove esigenze del mercato e fornire agli studenti (e ai clienti) informazioni utili per il mondo che incontreranno al termine del percorso di studi o comunque nei mesi a venire.

Serve una predisposizione, o addirittura una vocazione, per lavorare nel vostro ambito?

Vincenzo Maritati – Diciamo che è fondamentale essere curiosi e avere passione per l’analisi dei dati, scoprendo i risvolti che questi hanno sulla vita delle persone. Spesso dietro ai numeri si nascondono informazioni molto utili, che hanno impatti pratici molto significativi. Anche se apparentemente tutto può sembrare molto freddo, analizzare i problemi e trovare soluzioni, a volte anche in maniera fantasiosa, può essere molto stimolante. Può essere necessario molto tempo per ottenere un risultato soddisfacente, sia dal punto di vista etico sia sociale, ma il risultato vale sempre la fatica.

Come si svolge la vostra attività lavorativa nella quotidianità?

Francesco Cipriani – Una parte consistente della settimana lavorativa viene normalmente impiegata per la nostra stessa formazione e aggiornamento. Del resto, conoscere gli sviluppi e le innovazioni che riguardano machine learning e intelligenza artificiale è indispensabile per trovare soluzioni efficaci per le aziende ed essere di supporto alle persone che formiamo. Molto spesso siamo impegnati anche in attività di divulgazione, con webinar e registrazioni, oltre al già citato impegno costante come insegnanti.

Quali sono le principali difficoltà che avete incontrato?

Vincenzo Maritati – Abbiamo studiato entrambi ingegneria informatica e questo ci ha permesso di avere sufficienti nozioni di base per conoscere le applicazioni della tecnologia. La vera sfida è, però, riuscire a restare sempre aggiornati sui vari strumenti e superare i modelli della didattica tradizionale, non adatta per un mondo del lavoro in così rapida evoluzione e per competenze che vengono rapidamente superate dal processo di innovazione. Lo scopo è fornire strumenti e punti di riferimento, così che il discente possa avere un filo conduttore che permetta di migliorare continuamente le proprie capacità e di restare al passo con l’evoluzione tecnologica.

Qual è il ruolo del data scientist nel mondo del lavoro?

Gli esperti di dati, come i data scientist o gli specialisti del machine learning, sono tra le figure più ricercate nel mondo del lavoro attuale, e lo saranno sempre di più per la grande diffusione dei sistemi di elaborazione dati e di intelligenza artificiale. Si occupano della gestione di moli di dati, al fine di ottenere informazioni utili per le scelte di business o per indirizzare le scelte strategiche di un’azienda, di una pubblica amministrazione o di un settore. Nel nostro paese resta ancora molta strada da fare, perché i laureati in ambito Stem sono ancora troppo pochi e non equamente distribuiti tra maschi e femmine. Del resto, i percorsi di studi in materie scientifiche e tecnologiche sono essenziali per il futuro della maggior parte dei settori e le differenze nelle scelte dei percorsi formativi potrebbero avere un impatto negativo sul gender gap. Rafforzare la sensibilizzazione su questi temi, già a partire dalla scuola, è la chiave per equilibrare la partecipazione femminile e promuovere la parità di genere.

Altrettanto importante è l'adozione di programmi di upskilling e reskilling nell’ambito delle competenze digitali per i lavoratori. D’altra parte, i dati sono ormai parte integrante di qualsiasi settore lavorativo: basta pensare che sia le vendite sia le giacenze di magazzino vengono ottimizzate e analizzate attraverso modelli predittivi, così come i processi di manutenzione, la gestione del traffico e le filiere produttive, e si stanno moltiplicando le applicazioni in ambito sanitario, giuridico, comunicativo e persino creativo.