Immagine di copertina per gentile concessione di Divina Centore
Divina Centore è un’egittologa, cioè un’archeologa che studia in modo scientifico la cultura dell'antico Egitto e lavora nell’ufficio Interpretazione, accessibilità e condivisione del Museo Egizio di Torino, il più antico museo del mondo dedicato interamente al tema.
INDICE
- ►Di che cosa si occupa?
- ►Ci racconta il percorso che l’ha portata a fare il suo lavoro?
- ►Quali differenze ci sono tra fare comunicazione e fare ricerca?
- ►Ha mai partecipato a delle missioni sul campo?
- ►Che consigli si sente di dare a chi vorrebbe occuparsi di egittologia?
- ►CONCETTI IN PRATICA - Fumetti e serie TV al museo
- ►LE PROFESSIONI - Quali figure professionali lavorano in un museo?
PER APPROFONDIRE
- ►Leggi dove studiare storia
- ►Obiettivo: archeologia – scopri percorsi di studio e sbocchi professionali
- ►Obiettivo: lavorare in un museo – scopri percorsi di studio e sbocchi professionali
- ►I numeri delle professioni: lavorare in un museo – scopri quanti musei ci sono in Italia e quante persone ci lavorano
Ci racconta di che cosa si occupa nel museo?
Mi occupo di molte cose ma la mia attività principale è la divulgazione scientifica. Tutta la ricerca che viene fatta al museo, compresa la mia, passa dal mio ufficio prima di essere comunicata al pubblico. L'obiettivo è quello di rendere accessibile all’esterno tutto quello che facciamo. Il mio è un lavoro di ricerca, ma ricerca intesa come una forma molto raffinata di ascolto. Prestare attenzione non solo ai reperti e a quello che hanno da raccontarti ma anche al pubblico e alle esigenze che ha, per fruire al meglio il museo. Sono la referente per la casa editrice Panini, che cura le pubblicazioni scientifiche e divulgative del museo, ma mi occupo anche della creazione di contenuti per le piattaforme digitali. In particolare seguo i “social” dove, con il team dedicato, gestisco i post, i contenuti video e l’interazione con gli utenti che si mettono in contatto con noi. Abbiamo un pubblico molto curioso e le domande che a volte fanno mi aiutano a migliorare nel mio lavoro. All’università impari a esprimerti con un certo linguaggio e a vedere gli oggetti in un certo modo. Quando una persona non del settore ti fa delle osservazioni pertinenti, mostrandoti un punto di vista differente o ti fa delle domande su qualcosa che avevi sempre dato per scontato sei costretto a informarti e continuare a studiare. In quanto egittologa sono anche il collegamento con l’area Collezione e ricerca. Nel museo lavorano molti curatori, ognuno specializzato in qualcosa di diverso. Quando dobbiamo allestire una nuova sala anche io devo apprendere quello che hanno studiato i curatori per progettarla, perché da lì bisogna partire per realizzare il piano di comunicazione. Il bello del mio lavoro è che impari sempre cose nuove e sei in continua formazione.
Ci racconta il percorso che l’ha portata a fare il suo lavoro?
Mi sono innamorata dell’egittologia quando avevo circa 10 anni e ho visto per la prima volta degli Aegyptiaca nel museo della mia città natale, Capua. Gli Aegyptiaca sono reperti di tipologia egizia rinvenuti fuori dalla valle del Nilo (a prescindere dalla loro autenticità). Crescendo ho sempre selezionato prodotti culturali che avevano a che fare con l’antico Egitto: guardavo il programma televisivo di divulgazione scientifico-culturale La macchina del tempo e leggevo i romanzi di Elizabeth Peters, ambientati in epoca vittoriana e con protagonisti due egittologi. Alle superiori ho frequentato il Liceo Classico e per la maturità i miei genitori mi regalarono un viaggio in Egitto andando ad alimentare la mia passione. L'egittologia però è una nicchia molto piccola e avevo paura di non riuscire a trovare lavoro andando a scegliere qualcosa di così settoriale all’università. Ho così deciso di iniziare a conoscere e studiare le civiltà antiche più vicine, cioè quella greca, romana ed etrusca, e mi sono iscritta ad Archeologia e storia delle arti all’Università Federico II di Napoli. Questi studi hanno alimentato la mia passione perché approfondendo la storia del Mediterraneo arrivi inevitabilmente anche all’Egitto. Per la magistrale ho quindi deciso di spostarmi a Pisa dove c’è un corso di Orientalistica: Egitto, Vicino e Medio Oriente. A Pisa, ho avuto una docente, egittologa, in grado di comunicare con chiarezza e trasmettere tutta la sua passione e l’amore per il tema. Le sue lezioni mi hanno mostrato il valore di una comunicazione efficace e acceso l’interesse per la divulgazione scientifica. Nel frattempo, mentre frequentavo la magistrale, a Torino viene nominato il nuovo direttore del Museo Egizio che dà il via a una serie di trasformazioni tra cui l’apertura di tirocini presso la struttura. Mi sono subito candidata e, quando sono stata selezionata, ho passato il mio primo mese a Torino a revisionare la banca dati scientifica del museo, strumento fondamentale per i ricercatori sia interni sia esterni che raccoglie informazioni su tutti i reperti conservati. È stato un lavoro un po’ ripetitivo ma molto utile per familiarizzare con la materialità degli oggetti e soprattutto per farmi capire che il museo è un habitat che a me piace molto. Dopo la laurea sono riuscita a tornare a Torino per uno stage di sei mesi. Lavoravo sempre alla revisione della banca dati ma con un ruolo di maggiore responsabilità. Nonostante il mio dipartimento di riferimento fosse Collezione e Ricerca. sono entrata in contatto con tutti gli altri uffici tra cui quello di Comunicazione che ha subito catturato la mia attenzione e il mio interesse e con cui ho iniziato a collaborare saltuariamente. Finito lo stage mi è stato proposto di lavorare nel dipartimento di Comunicazione e ho subito accettato con entusiasmo.
Quali differenze ci sono tra fare comunicazione e fare ricerca?
I tempi della comunicazione sono diversi dai tempi della ricerca. Un progetto di ricerca può durare molto e, se necessario, puoi prenderti più tempo. La comunicazione invece è immediata, soprattutto per un museo come questo che ne fa tanta. All'università non sono stata preparata al lavoro che faccio ora, avevo tempi e linguaggi diversi. Ricordo il mio primo post, scrissi cinocefalo al posto di babbuino. Poi ho imparato e sto ancora imparando, tutte competenze che sto acquisendo sul campo. Il Museo Egizio è un luogo molto stimolante. Si fa tanta ricerca, ti propone sempre cose nuove e ascolta le tue proposte. C’è sempre un continuo fermento e ti senti a tua volta spinta a migliorare e provare cose nuove.
Nell’immaginario collettivo il lavoro dell’egittologo è legato agli scavi archeologici. Ha mai partecipato a delle missioni sul campo?
Ho sempre cercato di legare il lavoro di studio sui libri al lavoro sul campo. Mentre durante gli studi a Napoli ho scavato solo in Italia, con l’università di Pisa sono stata tre volte in Egitto e ho partecipato a degli scavi in Medio Oriente. Sono un’egittologa specializzata in ceramica, un materiale poco nobile ma molto umano. È uno di quei materiali utilizzati in qualsiasi contesto e che quindi ti racconta tutto del mondo antico, dalla vita quotidiana a quella più spirituale ed è bellissimo trovare le impronte digitali delle persone che hanno modellato i vasi tanto tempo fa. Il lavoro in uno scavo è molto più sporco e faticoso di quello che raccontano nei film e anche i reperti che rinvieni non sono quelli che trovano gli archeologi sul grande schermo. Capisci di essere nel posto giusto quando ti emozioni per aver trovato un frammento, o quando due frammenti combaciano. Torni a casa bruciata dal sole ma felice se hai fatto bene il tuo lavoro. È emozionante trovare qualcosa che apparteneva a qualcuno vissuto tanto tempo fa. Ritrovare un oggetto è come entrare nella sua biografia e permettergli di raccontare ancora storie. Senti l’onere e l’onore di riscoprirlo e svelare le persone dietro l'oggetto.
Che consigli si sente di dare a chi vorrebbe occuparsi di egittologia?
Prima di tutto, per capire se l’archeologia è la strada giusta da intraprendere suggerisco di partecipare a una scuola estiva di scavo. Ne organizzano molte anche per chi frequenta le scuole superiori.
Per quanto riguarda la formazione universitaria, secondo la mia esperienza, tra i posti migliori in Italia per studiare egittologia ci sono Pisa, Roma e Torino. Pisa ha un valore storico importante perché è stata la sede della prima cattedra di egittologia in Italia; anche Roma ha anche una storia importante legata al mondo egittologico. Torino è un polo che si è rafforzato molto, oggi anche alcuni curatori e il direttore del Museo Egizio vi tengono delle lezioni. Non consiglio di buttarsi subito in campo egittologico ma di tenersi un po’ più larghi. Anche se ci si vuole occupare di cose lontane è importante conoscere prima quello che si ha vicino. Infine consiglio di fare esperienze all’estero durante il percorso universitario. Sono stata presso l’Institut für Europäische Orientalische und Archäologie, OREA Ägypten & Levant, Österreichische Akademie der Wissenschaften a Vienna in Erasmus e vedere come lavorano all’estero nel tuo campo per me è stato molto importante.
Fumetti e serie TV al museo
Il Museo Egizio a Torino è una struttura di riferimento importante ma se non si è interessati all’antico Egitto probabilmente non capiterà mai di visitare il museo. Uno dei progetti che abbiamo attivato per riuscire ad attirare un pubblico nuovo e sperimentare nuove forme di coinvolgimento è quello legato al lancio della serie Marvel Moon Knight su Disney+. La serie parla di un supereroe che trae le sue origini dal mondo egizio e Disney+ ci ha contattato per organizzare un piano di comunicazione congiunto. Il lancio di questa serie che conteneva tanta egittomania era un’ottima occasione per sfatare i miti e i luoghi comuni sull'antico Egitto e di sperimentare un nuovo linguaggio, quello del fumetto. Cambiare linguaggio non vuol dire banalizzare, si può mantenere il rigore scientifico dei contenuti e intercettare persone con interessi diversi rispetto a quelli che hanno le persone che normalmente frequentano il museo. Abbiamo così definito un piano editoriale sui Social con Disney + e i Marvel Studios: alla fine di ogni puntata usciva un post su un argomento della puntata che analizzavamo dal punto di vista scientifico. In contemporanea, in quel periodo, abbiamo organizzato un tour tematico Divinità e Supereroi che ha portato tanti amanti del mondo Marvel in visita al museo. Mi è capitato, per esempio, di condurre in visita dei cosplayer professionisti, travestiti da personaggi di Moon Knight. È stata un’esperienza molto bella perché il museo, che spesso viene considerato come un’istituzione un po’ arroccata, è riuscito ad accogliere e coinvolgere un pubblico nuovo.
Quali figure professionali lavorano in un museo?
Il Museo Egizio è un ecosistema complesso, sono davvero molte le figure professioni che lavorano nel museo e con cui, per più o meno tempo, mi trovo a interagire. C’è chi si occupa della conservazione, del restauro e della movimentazione della collezione, chi studia i reperti per continuare a svelarne la storia, chi si occupa della didattica e chi porta avanti tutta la macchina amministrativa e burocratica che c’è dietro. E questo senza scendere nel dettaglio.
Sicuramente tra le professioni e gli uffici con cui lavoro più a stretto contatto ci sono:
- ufficio Design e identità visiva, che si occupa della grafica e in cui lavorano persone formate all’Accademia delle belle Arti
- social media management: social manager, che interagisce con varie figure (museologa, communication specialist e audience engagement)
- ufficio produzione: project manager, con una formazione in Business administration e Marketing e persone laureate in Architettura delle Costruzioni
- dipartimento Collezione e Ricerca: persone che curano le mostre, con un dottorato o scuole di specializzazione in Egittologia
Inoltre, ci si avvale di diverse consulenze esterne che si occupano videoinstallazioni, videomapping, motion graphics, locandine, animazione, produzione video.