Curiosity è la parola chiave che guida l'esplorazione di Marte da parte dell'agenzia spaziale americana ed è anche il nome del rover atterrato a inizio agosto sul suolo del Pianeta Rosso a caccia di tracce di abitabilità. La guida del rover, ovviamente a distanza, è affidata a un fisico italiano: Paolo Bellutta, ormai avvezzo pilota di rover marziani. L'inglese Royal Society of Chemistry lo ha intervistato e noi abbiamo seguito l'intervista in diretta streaming per raccontarvi la sua esperienza di guida interplanetaria.
Il 6 agosto 2012, 7:31 italiane, il rover della NASA chiamato Curiosity (Mars Space Laboratory, MSL) atterra su Marte dopo 253 giorni di navigazione.
Complice un'intelligente campagna di comunicazione della NASA, tra applicazioni per web e smartphone, molteplici account di social network (Curiosity ha un canale twitter tutto per sé) e addirittura vecchie glorie di Star Trek che spiegavano le fasi dell'atterraggio (il momento più critico di tutta la missione noto come i "7 minuti di terrore"), l’evento è stato seguito in tutto il mondo.
Quando la telemetria ha confermato il perfetto atterraggio, sia dentro, sia fuori la sala controllo, è scoppiata l’esultanza. E il mondo si è stretto attorno all’agenzia spaziale americana come non si vedeva da tempo.
L’atterraggio del rover è senza dubbio, assieme alla scoperta del Bosone di Higgs, uno degli eventi scientifici dell’anno. Tutto questo è noto. Quello che forse non tutti sanno è che c’è un po’ di Italia che accompagna l'impresa. Anzi, lo guida. Stiamo parlando di Paolo Bellutta, fisico originario di Rovereto, una delle poche persone che, scherza, "hanno una patente di guida interplanetaria".
Venerdì 7 settembre la Royal Society of Chemistry ha organizzato un’intervista a Bellutta in diretta via web e ha sottoposto al fisico, qualche domanda tra quelle raccolte nei giorni precedenti tramite facebook e twitter.
Paolo Bellutta, come tutto il team che segue Curiosity, vive col tempo di Marte nel punto in cui si trova il rover, cioè con un jet-lag interplanetario che deve anche tenere conto del fatto che il giorno marziano è di circa 40 minuti maggiore del giorno terrestre.
Bellutta racconta di essere entrato nella ristretta élite dei piloti di rover nel più semplice dei modi: nel 1999 lesse un annuncio per una posizione aperta al Jet Propulsion Laboratory e mandò la sua domanda con pochissime speranze. Invece, appena un quarto d’ora dopo, il colloquio era già fissato e "il resto è storia". Ora si dedica a tempo pieno a MSL, ma in passato ha pilotato anche Spirit (che, purtroppo, si mise in contatto con la Terra per l’ultima volta nel 2010) e Opportunity, gli altri suoi «bimbi», come li chiama affettuosamente.
Rispetto a questi suoi predecessori, Curiosity, alimentato da una batteria nucleare poiché troppo pesante per essere efficiente con dei pannelli solari, è più difficile da guidare a causa anche del suo efficace equipaggiamento. Ma come si fa in pratica a pilotarlo?
La risposta forse lascerà delusi gli appassionati di videogiochi: i piloti di rover non lavorano con nulla di simile a un joystick, ma impartiscono una serie di comandi da eseguire che vengono inviati in una singola trasmissione radio, sia perché tra l’invio e la ricezione passano trascorrono quindici minuti, sia perché questa telefonata interplanetaria non è certo economica: un’ora di trasmissione Terra-Marte costa circa 10.000 dollari.
Altri utenti si chiedono per quale motivo questi rover siano così lenti. La risposta è molto semplice: l’energia elettrica, che venga da una batteria nucleare o da pannelli solari, è preziosa su Marte, e quindi i rover utilizzano motori piccoli. Come si dice, chi va piano, va sano e va lontano (Opportunity, atterrato nel 2004, è ancora in funzione).
La forza di Curiosity è nell'equipaggiamento, grazie al quale, afferma Bellutta, sono possibili analisi di Marte "finora mai così dettagliate".
Uno degli strumenti in dotazione è ChemCam. Mentre gli altri rover per analizzare la composizione delle rocce marziane erano costretti a prelevarne un campione, ChemCam «spara» un raggio laser e analizza il riflesso con uno spettrometro, determinando rapidamente di quali elementi è composta la roccia.
Queste informazioni saranno fondamentali per la missione di Curiosity: a differenza di quanto si sente dire spesso, MSL non si trova sul pianeta rosso per cercare la vita, ma per determinare la sua abitabilità, cioè quanto il pianeta sia idoneo alla vita umana, in vista di una missione con equipaggio.
Nelle prossime settimane Bellutta e gli altri piloti saranno impegnati a testare il braccio robotico, che sembra già funzionare bene a giudicare dall’autoritratto arrivato da Marte pochi giorni fa.
Ma, alla fine, cosa appaga un pilota di rover? Per Paolo Bellutta una tra le tante soddisfazioni è lasciare una sorta di firma (quasi) permanente sul suolo: i fori lasciati dalle perforazioni necessarie per alcuni esperimenti, rimarranno per migliaia di anni.