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Alla ricerca di una sepoltura ecologica

Quale sarà il nostro impatto sull'ambiente quando non ci saremo più? Ecco qualche idea per una sepoltura più sostenibile.
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Forse non ci piace pensarci troppo, ma quello che accade al corpo di una persona dopo la morte ci riguarda tutti. Bisogna infatti garantire ai congiunti la possibilità di usare i corpi dei propri cari per ricordarli cerimoniosamente, ma occorre anche smaltire il cadavere condizioni igieniche adatte a garantire la salute della collettività. Da qualche tempo c'è però un altro fattore che dovremmo cominciare a considerare, cioè l'impatto ambientale. Sepoltura o cremazione? Dove si può mettere un cadavere? In molte culture la sepoltura è ancora la soluzione più praticata, sia per ragioni simboliche (in Genesi 3,19 Dio ammonisce «polvere sei e polvere ritornerai!»), sia per ragioni "pratiche": basta fare una buca abbastanza profonda e fare attenzione a costruire il cimitero in un terreno adatto (per esempio lontano da falde idriche). Specialmente nelle città, questo sistema sta però cominciando a rivelare i suoi difetti. Lo spazio disposizione non è infinito, e dopo un certo periodo è necessario esumare le salme e trasferirne i resti negli ossari. Oggi i cadaveri sono inoltre imbalsamati per migliorare il loro aspetto durante le esequie, e sono seppelliti in una bara a tenuta stagna per prevenire la fuoriuscita di gas e liquidi: entrambe queste operazioni, però, non fanno altro che ostacolare la decomposizione, allungando i tempi necessari tra sepoltura e esumazione. L'alternativa più popolare alla sepoltura è la cremazione: il cadavere viene ridotto in cenere, risolvendo ogni problema di spazio. Potrebbe sembrare la soluzione a tutti i problemi, ma bisogna invece considerare è che bruciare un cadavere richiede altissime temperature e i forni utilizzati per questo scopo contribuiscono a immettere diossido di carbonio nell'atmosfera. The Urban Death Project Il cadavere di un essere umano è, alla fine, come il cadavere di qualsiasi altro organismo: la materia che lo compone sarà inevitabilmente trasformata dall'azione dei microorganismi presenti nell'ambiente. A seconda delle condizioni, cambiano solo il modo e il tempo di questa trasformazione. Secondo l'architetto Katrina Spade una sepoltura sostenibile dovrebbe accelerare la decomposizione dei cadaveri invece di contrastarla, e prevedere il riutilizzo immediato dei prodotti di questa trasformazione. In una parola, compostaggio. L'idea del'architetto è stata inizialmente sviluppata come tesi di laurea, ma poi Spade ha deciso di proseguire e provare a lanciare un progetto pilota a Seattle, che è stato appena finanziato grazie al sito di crowdfunding Kickstarter.

Katrina Spade e i suoi collaboratori hanno immaginato un edificio all'interno del quale si trova quello che, alla sua essenza, è un enorme compostiera. I cadaveri, avvolti in lenzuoli di lino, sono trasportati dai congiunti fino alla sommità della compostiera e immersi in trucioli di legno. Dopo qualche settimana dovrebbe già essersi formato il primo compost. Il materiale verrebbe poi controllato, asciugato, e dopo qualche mese sarebbe pronto per essere ritirato e utilizzato dai cari del defunto. Il compost è un ottimo amendante e fertilizzante, e può essere utilizzato nei più svariati lavori di giardinaggio, All'apparenza Urban Death Project sembrerebbe il classico l'uovo di colombo. Già da tempo, infatti, gli allevatori trasformano le carcasse del loro bestiame in ottimo compost, basta ricoprirle di segatura e altro materiale ricco in carbonio per accelerare il lavoro dei microorganismi. Nelle giuste condizioni il processo è molto rapido, e non ci sono ragioni per credere che non possa funzionare anche per gli esseri umani. Katrina Spade non affronta il problema degli inquinanti che si trovano nei nostri corpi (per esempio i metalli delle protesi), ma nel complesso sembra che la sfida più ardua sarà trovare il modo di realizzare l'opera in un contesto urbano e convincere le persone a elaborare il loro lutto in una maniera del tutto diversa. Una sfida non certo semplice per l'ambizioso architetto di Seattle, sia sotto il profilo tecnico che sotto quello culturale, ma il suo lavoro un giorno potrebbe cambiare le nostre città. Le altre soluzioni "green" L'idea di Katrina Spade per rendere la gestione dei cadaveri più sostenibile ha in realtà alcuni precedenti. La soluzione più simile è la cosiddetta sepoltura naturale, o "verde". Vietata in Italia ma piuttosto popolare in UK prevede che la salma, senza alcuna imbalsamazione, sia interrata in una bara fabbricata in materiale velocemente biodegradabile. Il cadavere in questo modo viene rapidamente decomposto, e non è necessario abbattere alberi di pregio per costruire una lussuosa bara. Un'alternativa alla cremazione è invece in alcuni paesi l'idrolisi alcalina: è possibile liquefare un cadavere in poche ore scaldandolo alla temperatura di soli 180 °C, basta che questo avvenga ad alte pressioni e in presenza di una soluzione di acqua e idrossido di potassio. Nonostante questo processo impieghi meno energia rispetto alla cremazione, il macchinario necessario è molto costoso e anche per questo il procedimento non è molto popolare. La soluzione più "fantascientifica" è stata proposta nel 2001 dalla biologa Susanne Wiigh-Masak. Con un procedimento di sua invenzione chiamato Promession sarebbe possibile trasformare rapidamente un corpo umano in compost in maniera totalmente automatizzata. Ogni cadavere andrebbe trattato con azoto liquido, in modo che poi possa essere facilmente disintegrato con le vibrazioni. Ciò che rimane sarebbe poi liofilizzato, analizzato per la presenza di contaminanti e poi trasferito in contenitori biodegradabili pronto per essere seppellito dai famigliari e finire di decomporsi naturalmente. Attualmente, però, l'idea di Susanne Wiigh-Masak è ancora sulla carta: Katrina Spade avrà più fortuna? Immagine in apertura e immagine box: Urban Death Project
Urban Death Project
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