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Un tunnel di lava sotto alle colline di Marius

La galleria, in grado potenzialmente di ospitare una città, potrebbe fungere da avamposto umano sulla Luna per le future missioni spaziali
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Dopo quasi mezzo secolo dall'allunaggio di Armstrong e colleghi, il nostro satellite cela ancora sotto la sua superficie delle novità da scoprire. Una di queste, ipotizzata già da tempo, è stata confermata dai dati combinati del satellite giapponese SELENE e dell'americano GRAIL che hanno confermato l'esistenza di grotte di lava sulla luna talmente grandi da poter idealmente ospitare una città. Si tratterebbe di un possibile "habitat" sicuro per un avamposto umano sulla Luna, scenario descritto dalla miglior letteratura di fantascienza ma non così lontano dalla realtà, in quanto proprio il nostro satellite sembra essere tornato nel mirino delle prossime missioni spaziali americane.  

Impronte fossili di eruzioni lunari

I tunnel di lava sono grotte naturali che si formano quando flussi di lava scorrono abbastanza vicino alla superficie da sviluppare il fenomeno del roofing, ossia la formazione di una crosta dura sulla porzione esterna della colata lavica che funge da copertura al flusso sottostante. Quando il fiume di lava smette di fluire quello che rimane è una galleria, definita anche come l'impronta fossile di un'eruzione di lava molto fluida. Le grotte di lava sulla Terra possono raggiungere i 65 chilometri di lunghezza e sono per lo più percorribili dagli speleologi. In Italia sono state trovate sotto la superficie dell'Etna, ma famose sono anche quelle delle Isole Hawaii, dell'isola della Réunion e di Lanzarote. I tunnel di lava non sono una caratteristica esclusivamente terrestre, in quanto sono state trovate prove della loro esistenza anche sulla Luna e su Marte. Un recentissimo studio presentato dai ricercatori dell'Università di Bologna e di Padova ha confrontato, grazie a modelli digitali basati su dati satellitari, i tunnel di lava terrestri con quelli presenti su Marte e Luna. I risultati mostrano che, a causa della gravità inferiore, su Marte queste gallerie possono raggiungere il diametro di 250 metri e sulla Luna si potrebbe sfiorare addirittura il chilometro.  

Un tunnel enorme sotto le colline di Marius

Un nuovo studio pubblicato su Geophysical Research Letters conferma questi risultati, dimostrando l'esistenza di una grossa galleria di lava sulla Luna nella regione delle colline di Marius. A "immortalarla" è stata la sonda SELENE dell'Agenzia Spaziale Giapponese che ha raccolto segnali radar in grado di far ipotizzare la presenza di un'apertura e di una grossa galleria sotteranea. La sonda, tuttavia, non è stata progettata per identificare questi tunnel ma per studiare l'origine lunare e la sua evoluzione geologica. Per questa ragione i dati raccolti da SELENE non erano suffcicienti da soli a spiegare in modo accurato cosa ci fosse sotto la superficie lunare. I ricercatori giapponesi, quindi, si sono rivolti agli scienziati della Purdue University che partecipano alla missione GRAIL. Si tratta di una missione spaziale targata NASA che ha lo scopo di raccogliere dati gravimetrici della Luna e che già in passato aveva identificato dei vuoti nel sottosuolo lunare in corrispondenza di antiche regioni vulcaniche. Intrecciando i dati di SELENE con quelli raccolti dagli strumenti di GRAIL è stato possibile identificare nella regione delle colline di Marius un tunnel di lava che si estende per diversi chilometri in lunghezza e dal diametro di circa un chilometro, in grado quindi potenzialemente di ospitare una città grande come Philadelphia.
La città di Philadelphia dentro a un ipotetico tunnel lunare. Immagine:Purdue University/David Blair
  Secondo i ricercatori che stanno cercando di identificarli, i tunnel di lava lunari potrebbero avere delle importanti implicazione per l'esplorazione umana della Luna e non solo. Si tratta infatti di ambienti protetti dalle radiazioni cosmiche e dal bombardamento di meteoriti che potrebbero fornire il luogo ideale per la costruzione di un avamposto umano, punto di partenza per missioni lunari ma anche per viaggi più "avventurosi", come quello alla conquista di Marte.   -- Immagine box di apertura: NASA/Goddard/Arizona State University Immagine banner in evidenza: Wikimedia Commons
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