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Il Google Street View degli Oceani

Google finanzia un ambizioso progetto di studio delle barriere coralline, che saranno «scannerizzate» come in Street View.
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Tutti conosciamo e utilizziamo Google Earth e Google Maps: la superficie del nostro pianeta è a portata di click. Da qualche tempo a queste funzioni il motore di ricerca di Mountain View ha affiancato Street View, ovvero la possibilità di esplorare a 360 gradi le città. Questo è possibile grazie a particolari fotocamere che, montate su un veicolo, scandagliano le città, oggi a una definizione talmente eccellente che l'azienda è stata costretta a occultare i volti delle persone per ovvi motivi di privacy.

Un esempio di visualizzazione degli oceani con la tecnologia di Google (Immagine: Google)

La copertura di Street View per ora si limita alle città e a pochi altri territori, ma tutti con una caratteristica in comune: si trovano sulla terraferma. Da oggi Big G offre anche la possibilità di esplorare gli oceani, immergendosi (è il caso di dirlo) in spettacolari immagini con la stessa facilità con la quale controlliamo pegman, il cursore di Google Street View.

Immagini per la scienza
In particolare (almeno per ora) la copertura si riferisce alle barriere coralline, infatti i dati che Google implementa provengono dal Catline Seaview Survey, un progetto scientifico che ha l’obiettivo di raccogliere la più imponente documentazione fotografica sullo stato delle barriere coralline mai realizzata. 

La tecnologia è, come del resto ci si deve aspettare quando c’è di mezzo Google, allo stato dell’arte: le fotocamere scattano migliaia di immagini ad alta definizione in un raggio di 360 gradi, e si comandano facilmente grazie a un tablet. Inoltre il team ha a disposizione un mini-sommergibile per tutte quelle immersioni che, per durata e profondità, sarebbero difficoltose per un essere umano: anche in questo caso l’apparecchio monta fotocamere simili. Ogni immagine è naturalmente georeferenziata grazie al GPS.

Barriere coralline come indicatori
Catline Seview Survey è stato sviluppato ed è supervisionato dal Professor Ove Hoegh-Guldberg direttore del Global Change Institute (University of Queensland, Australia) e il motivo è molto semplice: le barriere coralline sono un formidabile indicatore, a livello planetario, della salute degli oceani. In particolare ci possono dire moltissimi riguardo ai cambiamenti climatici in atto, e infatti Hoegh-Guldberg è anche esponente di IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change, per quanto riguarda gli oceani. Il Survey dovrebbe, nelle parole del biologo marino, costituire un "sistema di riferimento" per definire rapidamente lo stato di salute delle barriere, quindi uno strumento estremamente pratico per gli scienziati del campo quanto coinvolgente per il pubblico che potrà così seguire i progressi della spedizione, cominciata appena questo settembre.

Il professor Ove Hoegh-Guldberg spiega la scienza di Catlin Seaview Survey

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