Alcuni dei vetrini originali di Theodor Boveri rivenuti negli scantinati dell?università di Würzburg e miracolosamente scampati ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale (Foto: Philosophical Transactions B).
Würzburg, 1945: pioggia di bombe sull'Istituto di Zoologia
É la notte del 16 marzo 1945. Sono da poco passate le 21:00 quando nel cielo della cittadina tedesca di Würzburg appaiono i primi aerei della aeronautica militare britannica: una pioggia di bombe ucciderà più di cinquemila persone e causerà la distruzione quasi totale della città.
Il bombardamento si abbatte anche all’incrocio tra la Röntgenring e la Koellikerstrasse, lì dove sorge l’Istituto di Zoologia dell’Università di Würzburg: la devastazione è totale e solo pochissimi reperti vengono recuperati intatti. Sotto le macerie vanno perduti anni di ricerche e scoperte, tra cui anche quelle di Theodor Boveri, il brillante biologo che proprio a Würzburg arrivò, appena trentenne, per insediarsi alla cattedra di Zoologia. Qui Boveri concretizzò i suoi studi sulla funzione dei centrosomi nella divisione cellulare e, alla sua morte (avvenuta nel 1915), i suoi vetrini vennero archiviati negli scantinati dell’Istituto di Zoologia: quasi settecento campioni, preparati da Boveri stesso. Un tesoro preziosissimo, andato completamente perduto sotto le bombe degli Alleati. O, quanto meno, questo era quanto si pensava fino al 1992, quando il Dipartimento di Zoologia viene spostato al nuovissimo Biocenter universitario: il trasloco è l’occasione per fare un po’ di pulizia di cataste di reperti e campioni dimenticati nei magazzini. Tra questi ve ne sono alcuni che spiccano per essere stati catalogati con una calligrafia che ad Ulrich Sheer, nuovo direttore dell’Istituto, appare subito famigliare: la stessa di alcune lettere originali di Boveri che Sheer aveva avuto modo di leggere in passato.
Fotografie dei vetrini di Boveri confrontati con i disegni originali del biologo tedesco (Foto: Philosophical Transactions B).
I vetrini di Boveri per ripercorrere il viaggio della scoperta
Dopo un viaggio nel tempo durato più di un secolo e un lungo lavoro di riclassificazione dei vetrini, Ulrich Sheer condivide finalmente l’incredibile storia del ritrovamento, l’occasione per rianalizzare uno ad uno i campioni che Boveri preparò con le sue stesse mani tra il 1894 e 1898.
I vetrini, oggi in mostra permanente all’Istituto di Zoologia di Wurzburg, mostrano alcuni dei momenti fondamentali degli studi di Boveri e aiutano a ricostruire i passi che guidarono la sua attività di ricerca. Boveri iniziò a studiare le uova di ricci di mare durante il suo soggiorno a Napoli, per proseguire poi le sue ricerche a Würzburg, dove perfezionò la tecnica di preparazione dei campioni in un modo che gli permise di individuare con grande chiarezza la posizione dei centrosomi e il loro ruolo. Nella sua celebre pubblicazione Sulla natura dei centrosomi, Boveri descrive questi organuli come «il centro dinamico della cellula», attorno al quale si organizzano simmetricamente tutte le altre strutture cellulari. A questa scoperta si aggiunge, solo un anno più tardi, quella dei centrioli, gli organuli che, a coppie, ai vertici del fuso mitotico e ne regolano i movimenti. Tra i vetrini rinvenuti, alcuni suggeriscono che Boveri intuì per primo gli effetti di certe anomalie dei centrosomi nella formazione di fusi “multipolari”, responsabili di anomalie cromosomiche nelle cellule figlie.
Tutte queste scoperte furono confermate decine di anni più tardi dalle analisi al microscopio elettronico, in grado di fornire dettagli molto precisi delle strutture cellulari. Boveri aveva però già intuito tutto alla fine dell’Ottocento, grazie al solo aiuto di un modello di studio quanto mai azzeccato (gli embrioni di ricci mare) e di vetrini preparati in modo magistrale: un piccolo tesoro della biologia che oggi, grazie ad un inspiegabile colpo di fortuna, siamo finalmente in grado di apprezzare.
Immagine Box e Banner: Philosophical Transactions B