Le lauree più ricercate entro il 2026
Tra il 2022-2026 le imprese italiane potrebbero aver bisogno di circa 1,2 milioni di persone laureate, per una media annua che potrebbe attestarsi intorno alle 230mila in uno scenario prudente, e fino 246mila all’anno in uno scenario potenziale.
Nel report Unioncamere-ANPAL viene stimato che la quantità di persone laureate che entreranno nel mercato del lavoro italiano nel periodo 2022-2026 saranno 191mila all’anno. Questa quota, quindi, costituisce l’”offerta” di persone laureate che viene poi confrontata con la domanda espressa dal sistema economico di cui parlavamo appena sopra (Tabella 1).
GRUPPO DI LAUREE | DOMANDA | OFFERTA |
Economico-statistico | 40 100 | 31 200 |
Giuridico e politico-sociale | 40 500 | 28 800 |
Medico-sanitario | 31 300 | 23 200 |
Ingegneria (escl. ingegneria civile) | 27 300 | 20 200 |
Insegnamento e formazione (comprese scienze motorie) | 25 300 | 25 100 |
Architettura, urbanistico e territoriale (compresa ingegneria civile) | 14 000 | 9100 |
Letterario, filosofico, storico e artistico | 13 900 | 1900 |
Linguistico, traduttori e interpreti | 10 500 | 9700 |
Scienze matematiche, fisiche e informatiche | 8300 | 5400 |
Scienze biologiche e biotecnologiche | 5900 | 7800 |
Psicologico | 4900 | 7400 |
Chimico-farmaceutico | 4400 | 5800 |
Agroalimentare | 3600 | 4500 |
Totale | 230 000 | 191 000 |
Il paradosso delle lauree triennali
L’offerta formativa delle nostre università si divide in lauree triennali, magistrali e a ciclo unico. La differenza tra queste tipologie non è “solo” il grado di specializzazione che viene offerto durante il percorso. A cambiare è anche l’opportunità di impiego che ognuna di esse offre. Le triennali sono state introdotte da ormai da oltre vent’anni e, al momento, non sembrano aver raggiunto l’obiettivo per cui erano state create: corsi più brevi immediatamente spendibili sul mercato del lavoro. Infatti, oggi solo il 27% delle persone lavora a un anno da una laurea triennale. L’insuccesso potrebbe essere causato anche dal fatto che il mondo del lavoro, come abbiamo visto, è mutato molto velocemente e oggi un’ampia parte richiede competenze professionali sempre più specifiche, che le lauree triennali evidentemente non riescono ancora a offrire. Fanno eccezione alcune classi di laurea, soprattutto nell’ambito sanitario, come mostrato nella Tabella 2.
GRUPPO DI LAUREA* | CLASSI DI LAUREE TRIENNALI** | TASSO DI OCCUPAZIONE |
Medico-sanitario e farmaceutico | Professioni sanitarie infermieristiche e professione sanitaria ostetrica (L/SNT1) | |
74,7% | ||
Professioni sanitarie della riabitilitazione (L/SNT2) | ||
Professioni sanitarie tecniche (L/SNT3) | ||
Professioni sanitarie della prevenzione (L/SNT4) | ||
Servizio sociale (L-39) | ||
Educazione e formazione | Scienze dell’educazione e della formazione (L-19) | 54,7% |
Informatica e tecnologie ICT | Scienze e tecnologie informatiche (L-31) | 54,2% |
Giuridico | Scienze dei servizi giuridici (L-14) | 53,6% |
Scienze motorie e sportive | Scienze dell’attività motorie e sportive (L-22) | 45% |
*Denominazioni ministeriali dei gruppi di laurea **Tra parentesi sono indicati i codici delle classi di laurea secondo la codifica ministeriale |
Le lauree con più sbocchi lavorativi sono quelle STEM
Alla luce dei cambiamenti che stanno coinvolgendo il mercato del lavoro, le lauree STEM (Science, Technology, Engineering e Mathematics) saranno sicuramente tra le più richieste nel mercato del lavoro di domani. Nell’anno accademico 2020/2021 si poteva scegliere tra 1831 corsi STEM, ovvero il 35% del totale dei corsi di laurea offerti dagli atenei italiani.
Una persona laureata in un ambito STEM ha maggiori probabilità di trovare impiego e di avere una retribuzione migliore, rispetto a chi non possiede un titolo di laurea STEM (Tabella 3).
TASSO DI OCCUPAZIONE | STIPENDIO NETTO MEDIO | |
STEM | 80,6% | 1363 € |
NON STEM | 64,9% | 1169 € |
TOTALE | 70,7% | 1241 € |
Donne e STEM
Si osserva una disparità di trattamento sia per la retribuzione sia per il tasso di occupazione tra donne e uomini. Questo fenomeno prende il nome di gender gap ed è particolrmente rilevante negli ambiti STEM. A livello nazionale, questo divario di genere porta le laureate STEM ad avere, in media, uno stipendio di circa il 14,5% inferiore a quello degli uomini. Mentre il tasso di occupazione a un anno della laurea è del 9,7% inferiore per le donne. Analizzando l’andamento nel tempo si osserva che questi numeri stanno migliorando, ma molto lentamento. Per questo motivo, la riduzione del divario di genere è un obiettivo prioritiario in numerose agende politiche ed economiche, tra cui il PNNR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), vista anche la sua importanza per lo sviluppo economico.