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Dinosauri in multicolor

Molti dinosauri erano coperti di piume ben prima di imparare a volare. Per proteggersi dal freddo, ma secondo una nuova ricerca fu favorito la possibilità di sfoggiare livree vistose serviva per comunicare con i propri simili.
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Ben prima che Archaeopteyx spiccasse il volo, molti dinosauri erano ricoperti di piume. Dimenticate il look sciatto e anonimo, con quella pelle nuda e grinzosa a metà tra il beige e il grigio, a cui ci hanno abituato generazioni di illustratori. Quello va bene per i pachidermi africani, elefanti e rinoceronti. Ma i dinosauri erano rettili, non mammiferi, e probabilmente ci vedevano molto meglio. Sulla rivista Science, un team di ricercatori delle Università di Bonn e Gottinga avanza l’ipotesi intrigante di un mondo di penne e piume colorate che avevano un unico scopo: la comunicazione visiva tra conspecifici. Dinosauri piumati Eccezionali ritrovamenti fossili, soprattutto in Cina, suggeriscono che il piumaggio fosse molto diffuso, almeno tra i dinosauri teropodi, carnivori bipedi che rappresentano i parenti più stretti degli uccelli. E non parliamo solo delle specie più piccole, come Microraptor, ma anche di grossi predatori come un cugino cinese del T-rex lungo 9 metri, e probabilmente anche lo stesso T-rex. In totale, sono state scoperte finora oltre 40 specie imparentate o meno con gli uccelli e solo in parte volatrici, che mostrano un corpo ricoperto di piume.
La ricostruzione di un Velociraptor piumato al Museo di Storia Naturale di Vienna (immagine: Eugenio Melotti)
Piume per scaldarsi o per volare? Perché dinosauri non volatori erano piumati? I paleontologi hanno avanzato alcune ipotesi. Tra le più gettonate c’è l’isolamento termico, utile soprattutto in climi temperati o freddi per evitare la dispersione del calore corporeo (numerosi indizi propendono per l’omeotermia dei dinosauri, ancora controversa). Ma le protopiume, antenate delle piume, comparvero molto precocemente nei primi dinosauri, oltre 200 milioni di anni fa. Rigide e filiformi, erano simili al rachide delle penne attuali, e quindi del tutto inadatte a mantenere caldo un corpo. Poi c’è l’ipotesi di un’evoluzione legata al volo, ovvero l’acquisizione di un piumaggio in grado di sostenere il corpo in aria, inizialmente per planare da un albero all’altro, e col tempo per consentire un volo attivo.
Un video che mostra il modo di volare di Microraptor: una serie di lunghe planate da un albero all'altro (fonte: BBC Earth)
Piume da mostrare «Non sono mai stata veramente convinta da nessuna di queste teorie. Ci dev’essere qualche caratteristica particolarmente importante legata alle piume che le rende così uniche e ne ha favorito una così rapida diffusione tra gli antenati degli uccelli che conosciamo oggi», spiega Marie-Claire Koschowitz, prima autrice dello studio. Ed ecco la nuova ipotesi avanzata dai ricercatori: il piumaggio è strettamente correlato alla visione a colori dei dinosauri. Sulla base delle relazioni filogenetiche tra rettili e uccelli, è risultato che i dinosauri non solo possedevano i tre recettori per il rosso, il verde e il blu che abbiamo anche noi umani, ma come i loro parenti più prossimi, uccelli e coccodrilli, potevano vedere anche la luce ultravioletta, grazie a un recettore aggiuntivo. Mentre i mammiferi, evolutisi come animali principalmente notturni, hanno una scarsa o del tutto assente visione dei colori (con l'eccezione dei primati che vedono anche il rosso grazie a una mutazione successiva), i rettili e gli uccelli, attivi durante il giorno, si sono sempre goduti un mondo molto più variopinto.
Molti mammiferi, come questo lori pigmeo, hanno abitudini spiccatamente notturne e quindi una visione a colori piuttosto scarsa, a differenza degli uccelli e di molti rettili (immagine: Wikimedia Commons)
Dinosauri pavoni Pellicce e protopiume filiformi consentono poche combinazioni di colori, limitati alle tonalità del marrone, del giallo, del bianco e del nero, come si osserva nei mammiferi attuali. Ma piume dall’ampia superficie, formate dall’intreccio di fibre di cheratina, oltre a tenere molto più caldi spalancano le porte a un’infinita gamma di nuovi e meravigliosi colori strutturali come il verde, il blu, le iridescenze metalliche - che oggi ammiriamo per esempio nei colibrì e negli uccelli del paradiso – e anche tinte nello spettro UV. Dinosauri pavoni? Perché no, dopotutto la stessa selezione sessuale ha prodotto negli uccelli quel caleidoscopico mondo di colori che come mammiferi non potremo mai sfoggiare, ma che grazie ai dinosauri possiamo almeno ammirare.   Immagine banner in evidenza: Wikimedia Commons Immagine box in homepage: Eugenio melotti
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