Un esempio di analisi computazionale di più sequenze di DNA (immagine: Wikimedia Commons)
Il team di ricercatori americano è andato a ricercare proprio queste. Come prima cosa ha analizzato i dati del progetto ENCODE, ricercando tutte le sequenze di DNA presenti nel genoma umano che vengono lette e modificate con un “tag” biochimico, una sorta di indicatore molecolare che indica che quel sito del genoma ha un ruolo nell’attività genica. In secondo luogo, queste sequenze identificate come “utili” sono state analizzate e confrontate nel genoma di diversi individui e di specie animali simili all’uomo, come ad esempio scimpanzé, cani, gatti, per capire come esse si fossero conservate nel corso dell’evoluzione.
"Tag": tante o poche?
In sostanza, sono state estrapolate tra gli oltre 3 miliardi di lettere che compongono il nostro DNA quelle funzionali e quelle evolutivamente conservate. Questo ha permesso di capire che solo il 7% delle lettere del nostro genoma è funzionalmente importante. Tante o poche? Difficile dirlo, come resta difficile interpretare il ruolo e le potenzialità del resto - la maggior parte - del nostro DNA. A detta dei ricercatori, tuttavia, questi risultati permetteranno di isolare in modo più rapido le sequenze o le singole lettere di DNA coinvolte nelle patologie di origine genetica.
Immagine in apertura: Duncan Hull via Flickr (Creative Commons 2.0)