In Guatemala, in quello che a prima vista potrebbe sembrare semplicemente uno spiazzo di 16 kilometri quadrati di giungla, si nasconde Xultún, una delle più importanti città abitate dai Maya. Studiando alcune incisioni e disegni ritrovati nella casa di uno scriba, sembrerebbe che la data della fine del mondo sia da spostare, almeno di 7.000 anni nel futuro.
Nonostante la città di Xultún sia stata scoperta per la prima volta nel 1915, negli anni Settanta è stata più volte vittima dei saccheggiatori, perdendo poi di interesse per gli archeologi. Solo nel 2010 alcuni studiosi, tra cui Franco Rossi della Boston University, seguendo un tunnel scavato da alcuni saccheggiatori si sono imbattuti in una porzione di muro dipinto. Dopo scavi durati tutto il 2011 oggi siamo in grado di vedere di cosa si tratta: una stanza con muri dipinti e incisioni, in ottimo stato di conservazione (foto del National Geographic).
La scoperta, pubblicata su Science, ha coinvolto l’archeologo William Saturno e David Stuart, che ha cercato di interpretare i dipinti e le incisioni.
Si tratta di tre muri intatti, di un piccolo edificio che sorge in prossimità di una piazza circondata da piramidi, luogo pubblico dove probabilmente i re e i sommi sacerdoti conducevano le loro cerimonie e dove venivano vendute suppellettili. Sui muri troviamo rappresentazioni intatte di uno scriba, colorato in arancione, che indossa sul capo e sul petto dei dischi bianchi, vicino al re. Lungo i muri ad est e a nord dell’edificio si trovano anche delle incisioni che rappresentano delle tabelle lunari, un numero circolare, tipico della popolazione Maya, e una sequenza di numeri usati come chiave per interpretare i cicli planetari e il calcolo di un calendario. Si tratta della stanza da lavoro di uno o più scriba, e i numeri sul muro probabilmente erano utilizzati un po’ come la tavola periodica per noi oggi in chimica: una guida per i propri calcoli.
Nella cultura Maya si pensava che il re comunicasse con gli dei per conoscere il futuro di prosperità o avversità della propria gente. In altre culture i re interrogavano indovini, oracoli o sacerdoti, mentre i re maya si rivolgevano agli scriba per conoscere il futuro. Questi ultimi utilizzavano insieme le loro conoscenze astronomiche con combinazioni numeriche misteriose per predire il futuro. Come ha detto David Freidel, antropologo esperto della cultura maya, «gli scriba non erano interessati alla fine del mondo, ma dovevano dare delle risposte ai re sul futuro, soprattutto economico, della loro civiltà, consultavano il cielo un po’ come oggi si consulta il mercato azionario».
Secondo l’interpretazione di questi nuovi ritrovamenti il calendario maya non si ferma al 21 dicembre del 2012, come fino a oggi si credeva, ma va avanti di altri 7000 anni. Per gli archeologi è importante questo ritrovamento non per mettere a tacere i superstiziosi contro la fine imminente del nostro mondo, ma perché questo tipo di calcoli fino a oggi era stato rilevato solo in geroglifici più recenti di 500 anni.