Quando la prima bomba atomica esplode nel deserto del New Mexico il 16 luglio 1945, Joan Hinton è nascosta dietro una collina a circa 40 kilometri di distanza. Ci è arrivata in motocicletta, assieme a un collega, perché come tutti non voleva perdersi l’evento. Ricordando quel momento della sua vita, in un’intervista del 2008, pochi anni prima della sua scomparsa, Hinton racconta:
Per prima cosa abbiamo sentito il calore sui nostri volti, poi abbiamo visto quello che sembrava un mare di luce. Quel mare di luce, però, è stato gradualmente risucchiato in un terribile bagliore viola che saliva sempre più in alto, fino a formare una nuvola a forma di fungo. Era bellissimo mentre accendeva il sole del mattino.
È la descrizione del celebre Trinity test, l’esperimento decisivo del Manhattan Project immortalato anche nel recente film di Christopher Nolan Oppenheimer. Hinton è una delle migliaia di persone che vi hanno lavorato, rendendo possibile la costruzione dell’arma che induce lo stesso Robert Oppenheimer a citare un celebre verso della Bhagavadgītā: «Adesso sono diventato Morte, il distruttore di mondi».
Se per il fisico coordinatore del progetto, il Trinity test e poi le due esplosioni di Hiroshima e Nagasaki sono l’innesco del subbuglio morale interiore che abbiamo visto nel film di Nolan, per Hinton, invece, sono la spinta decisiva ad abbracciare una vita diversa. Lascia gli Stati Uniti e si trasferisce in Cina, convinta sostenitrice del maoismo, e si occupa - tra le altre cose - della riforma agraria cinese del secondo dopoguerra.
Chi era Joan Hinton?
Joan Chase Hinton nasce il 20 ottobre del 1921 a Chicago. La madre, Carmelita Chase, è un’educatrice e il padre, Sebastian Hinton, è avvocato; ma il suo nome è legato a un brevetto che ancora oggi vediamo declinato in molti parchi attrezzati con giochi per l’infanzia. Si tratta infatti del jungle gym, una struttura costituita da tubi di metallo o da corde, dove bambini e bambine possono arrampicarsi liberamente. Nell’albero genealogico di Hinton però la star è sicuramente il bisnonno: George Boole, uno dei più grandi matematici e logici del XIX secolo e padre di quella che oggi chiamiamo algebra booleana.
Joan Hinton è una eccellente sciatrice, tanto che si qualifica per le olimpiadi invernali del 1940, sebbene poi la Seconda Guerra mondiale imporrà la cancellazione dell’evento. Può così concentrasi sullo studio, laureandosi in Scienze Naturali nel 1942, per poi ottenere un dottorato in Fisica all’Università del Wisconsin due anni più tardi.
A Los Alamos
Nel pieno dello svolgimento del Progetto Manhattan, Hinton viene quindi reclutata giovanissima per lavorare a Los Alamos. Il suo compito è quello di sistemare i blocchi di berillio attorno al nucleo del primo reattore nucleare. Ma secondo le storiche Ruth H. Howes e Caroline L. Herzenberg, autrici di un libro sulle donne che hanno lavorato alla bomba atomica, Hinton sarebbe stata coinvolta anche nella progettazione e costruzione delle barre di controllo del secondo reattore.
Nonostante la giovane età, e la scarsa esperienza, in poco più di un anno di lavoro in New Mexico, Hinton riesce quindi a dare un contributo importante al lavoro del laboratorio. Il suo supervisore è Enrico Fermi, mentre con Edward Teller e Otto Frisch costituisce un ensemble musicale che si esibisce nel tempo libero (Hinton suonava il violino). Dopo il Trinity test, Hinton sembra destinata, come molti colleghi fisici, a una promettente carriera nella ricerca in fisica nucleare. Ma l’impiego dell’arma atomica nel contesto bellico segna per lei un momento decisivo, in cui sceglie di cambiare vita.
Come chiunque a Los Alamos, Hinton sa che cosa si sta cercando di fare: costruire l’arma più potente mai concepita. Ma è convinta che non verrà mai usata per un reale bombardamento. Lo scenario che si aspetta è quello di un’esplosione dimostrativa, in mare, a distanza dalla costa, con lo scopo di indurre definitivamente il Giappone ad arrendersi. In un’intervista del 2002 riportata dal New York Times nel necrologio del 2010, Hinton dichiara che non voleva «spendere la vita cercando di capire come uccidere le persone». Ciononostante, per qualche anno dopo la guerra torna nella sua città natale, Chicago, per lavorare assieme a Fermi nel nuovo Institute for Nuclear Studies dell’Università locale. Ma è solo un breve periodo, prima di dare una svolta definitiva alla sua vita.
La Cina e la questione agraria
Dopo la guerra, Hinton fa un viaggio in Cina. Qui conosce il futuro marito, Erwin Engst, un agronomo americano che fin dal 1946 lavora per il governo di Pechino per indirizzare al meglio lo sviluppo agrario del paese. In Cina, Hinton entra anche in contatto con l’establishment comunista e, inizialmente, lavora come traduttrice e interprete per diversi funzionari. Nel 1949, l’anno del matrimonio con Engst, è anche l’anno in cui il Partito Comunista Cinese prende definitivamente il potere e Mao Zedong diventa presidente della Repubblica Popolare.
La Cina di quegli anni è molto diversa da quella di oggi: è un paese povero e arretrato sul piano economico e dello sviluppo tecnologico. La maggior parte della popolazione è costituita dalle masse di contadini che lavorano la terra con metodi antiquati. Uno dei grandi obiettivi di Mao Zedong è quello di ammodernare il paese, liberandolo dalla povertà che lo contraddistingue. E per farlo il primo passo è quello di introdurre tecniche di coltivazione e allevamento moderne, sostenuto da consulenti come Engst e Hinton. I due lavoreranno per tutta la vita al miglioramento delle politiche agrarie cinesi, e Hinton non farà mai più ritorno alla fisica della sua gioventù.
Una spia?
Negli Stati Uniti degli anni Cinquanta del Novecento è difficile comprendere una scelta come quella di Hinton: abbandonare una sicura carriera in una prestigiosa università occidentale per spostarsi in un paese povero dove governano i comunisti. Il comunismo, infatti, è la dottrina politica che regola quella fetta di mondo sotto l’influenza del grande nemico americano: l’Unione Sovietica. Perciò, chi professi una inclinazione politica verso la sinistra più radicale è visto come una potenziale minaccia. La “paura dei rossi” assume dimensioni gigantesche sotto quello che è passato alla storia come “maccartismo”, cioè quell’atteggiamento di sospetto nei confronti di chiunque sia comunista (o lo possa sembrare) e che deve il nome al più accesso “cacciatore di comunisti”, ovvero il senatore repubblicano Joseph McCarthy.
In questo clima di diffidenza, anche il nome di Joan Hinton finisce nella lista dei potenziali traditori. Nel 1953, un articolo su di lei uscito sulla rivista Real e firmato da Ellis M. Zacharias ha un titolo esplicito: “The Atom Spy Who Got Away” (“la spia atomica che l’ha fatta franca”). Il riferimento è proprio alla quantità di informazioni scientifiche che avrebbe portato con sé in Cina, alimentando le forze comuniste. L’articolo contiene anche un’illustrazione che rappresenta Hinton come una bionda furtiva, vestita con un trench, mentre prende appunti osservando un test atomico. In realtà, non c’è mai stata nessuna prova che Hinton abbia effettivamente trasmesso segreti o, addirittura, che abbia mai lavorato come fisica in Cina.
Negli anni Sessanta e Settanta, la spinta di Mao Zedong verso la modernità ha creato anche situazioni molto difficili. Ancora oggi in Cina si tratta di un argomento controverso, recentemente tornato di attualità per la pubblicazione di un libro, Lapidi, scritto dal giornalista Yang Jisheng, che racconta le morti per la carestia in seguito alle politiche agrarie del governo cinese. Hinton e Engst non lasciano però la Cina e continuano invece a lavorare nelle campagne, con l’idea, ribadita più volte dall’ex collaboratrice di Enrico Fermi, che quello che volevano fare era «capire come permettere alle persone di avere una vita migliore, non una vita peggiore».
Immagine di copertina: Joan Hinton e suo fratello Bill nella loro fattoria fuori Pechino (Wikipedia)